Un team di scienziati australiani ha di recente scoperto un oggetto celeste mai individuato prima. La scoperta in questione, riportata ieri dalle emittenti locali, è stata effettuata dal Centro internazionale di ricerca per la radio astronomia dell'Università Curtin, nell'Australia occidentale. Il corpo celeste misterioso assomiglia, a detta degli autori dello studio, a una sorta di "faro nel cielo", che emette, a intervalli regolari di circa 20 minuti, lampi d'onde radio molto intensi. Nonostante i segnali luminosi molto potenti emessi dall'oggetto cosmico sconosciuto, questi erano finora ripetutamente sfuggiti alle rilevazioni degli esperti.
Tra le prime ipotesi che iniziano a circolare sulla natura del corpo celeste vi è quella per cui si tratterebbe di un tipo di stella appartenente a una sottofamiglia di pulsar finora sconosciuta oppure un'altra secondo cui quegli impulsi sarebbero prodotti da una magnetar, ossia da una stella di neutroni, ancora poco studiata, caratterizzata da campi magnetici molto intensi.
Natasha Hurley-Walker, ricercatrice della Curtin University, ha affermato che il faro si trova a circa 4.000 anni luce di distanza dalla Terra e sarebbe di conseguenza "abbastanza vicino a noi" e "nel nostro cortile galattico". L'atrofisica ha in seguito precisato: "Un segnale radio ripetuto dallo spazio: ero preoccupato che fossero alieni. Tuttavia, successive osservazioni hanno dimostrato che si tratta di una gamma molto ampia di frequenze, e questo significa che deve essere un processo naturale. Non si tratta di un segnale radio artificiale".
La notizia proveniente dall'Australia ha presto alimentato commenti anche in Italia, tra cui quello di Andrea Possenti, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Cagliari. L'esperto ha innanzitutto ammesso la natura sconosciuta dei lampi di onde radio emessi dal misterioso faro, per poi argomentare: "Da decenni conosciamo e studiamo impulsi simili a questi, che riteniamo siano prodotti da stelle molto compatte note come pulsar. In generale, però. le pulsar emettono impulsi molto più brevi e molto più rapidamente, della durata compresa tra pochi millisecondi e pochi secondi. Una sorgente come quella scoperta descritta su Nature è qualcosa di molto diverso".
Possenti ha quindi provato a spiegare perché, nonostante l'alta intensità degli impulsi emessi dall'oggetto cosmico, gli stessi non siano stati mai scoperti prima: "Ciò potrebbe essere dovuto a due motivi: uno 'tecnico' e uno 'pratico': dato che le pulsar a noi note hanno periodi e impulsi molto rapidi, tutti gli strumenti che cercano questi segnali si focalizzano su intervalli
molto più brevi. A questo si aggiunge il problema delle interferenze. Le onde radio sono molto usate nelle attività umane e quindi distinguere un segnale anomalo proveniente dal cielo è in realtà molto complicato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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