Scuola calcio sì e partitella tra amici, invece, no. C'è qualcosa che non quadra nel nuovo Dpcm a firma del premier Giuseppe Conte, specie per le misure anti-contagio riguardanti gli ''sport da contatto''. Si scervella sulla questione anche il virologo Andrea Crisanti che non ne viene a capo: ''Faccio fatica anche io a cogliere il razionale di questo particolare, - spiega l'esperto nel corso di un intervento al programma L'Aria che tira - però evidentemente ci sono delle ragioni che ci sfuggono”.
Cosa prevede il Dpcm per gli sport da contatto
Il Dpcm 12 ottobre prevede delle restrizioni stringentissime per gli sport amatoriali. Come anticipato qualche giorno fa, sono state vietate le partite di calcetto tra amici, incluse nel novero degli sport da contatto, e quindi ritenute potenzialmente più pericolose di quelle sotto l'egida federale. ''Lo svolgimento degli sport di contatto - si legge nel decreto - come individuati con successivo provvedimento del Ministro dello Sport, è consentito da parte delle società professionistiche e - a livello sia agonistico che di base - dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; sono invece vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto, come sopra individuati, aventi carattere amatoriale". Una differenza - sottile, sottilissima che sfugge persino al professor Andrea Crisanti, consulente per l'emergenza sanitaria nella Regione Veneto. ''Faccio fatica a capire il razionale di questo particolare - dice - ma evidentemente ci sono ragioni che ci sfuggono''.
Caos scuola
Un altro dibattito che arroventa gli animi è quello concernente la scuola. Nei giorni precedenti al Dpcm, voci e ipotesi si sono rincorse sull'eventualità del ritorno alla didattica a distanza per gli studenti delle scuole superiori al fine di decongestionare i trasporti pubblici. La proposta è partita dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia ma il diniego perentorio di una furibonda Azzolina - ''No. Dobbiamo tutelare i lavoro e la scuola'' - ha subito frenato gli entusiasmi. Dunque, alla fine della fiera, tutto è rimasto fermo come agli inizi di settembre. “Le decisioni devono essere prese sulla base di osservazione. - spiega ancora il virologo Crisanti - Se ci basiamo solo sui bambini sintomatici, sottostimiamo notevolmente.
Nella fascia fino a 10 anni gli asintomatici sono il 95 per cento. Bisognerebbe fare un campionamento di massa su varie classi di alunni per capire se il virus si trasmette in questa comunità. A quel punto capiremmo se le misure adottate per la scuola sono adeguate”.
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