Scuola, Italia in ritardo di 15 anni sul digitale

Necessari 15 anni per raggiungere i livelli di diffusione delle tecnologie digitali registrate. In Gran Bretagna l'80% delle classi può contare su strumenti informatici e digitali

Scuola, Italia in ritardo di 15 anni sul digitale

A che punto sta la scuola digitale nel nostro Paese? Per raggiungere la Gran Bretagna ci vorrebbero 15 anni! E' quanto emerge dal rapporto Ocse sul Piano nazionale scuola digitale, presentato questa mattina a Roma presso il dicastero di via Trastevere. Secondo l'Organizzazione, infatti, con l'attuale tasso di diffusione sarebbero necessari 15 anni per raggiungere i livelli di diffusione delle tecnologie digitali registrate ad esempio in Gran Bretagna, dove l'80% delle classi può contare su strumenti informatici e digitali. L’Italia in quanto a dotazione digitale è uno dei fanalini di coda nella classifica dell’area europea, peggio di Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovenia. Meglio di noi solo Romania, Slovacchia e Turchia. Secondo i dati dell'Osservatorio tecnologico del Miur, infatti, nella scuola primaria c'è 1 computer ogni 15 studenti, nella secondaria di primo grado 1 pc ogni 11 studenti e nella secondaria di secondo grado 1 pc ogni 8 studenti. Nonostante circa l'82% delle scuole possieda una connessione Internet, le aule connesse in rete sono circa il 54%. La situazione diventa ancora più critica se analizziamo la dotazione di dispositivi portatili come Pc o tablet in uso individuale agli studenti: in tutti gli istituti scolastici italiani sono 13.650. Le LIM attualmente installate sono 69.813, per una copertura del 21,6% delle aule scolastiche. L'Ocse, pur apprezzando la volontà dell'amministrazione di incrementare l'uso delle tecnologie e di internet nelle scuole italiane boccia dunque l’Italia e la invita a fare di più. Secondo l’Organizzazione il Piano lanciato nel 2007 dal Miur, “utilizza le sue modestissime risorse finanziarie per attuare una visione realistica e ambiziosa dell’innovazione: le scarse risorse del Piano hanno limitato l’efficacia delle sue diverse iniziative. È soprattutto a causa della mancanza di risorse più che di una scarsa domanda da parte delle scuole e degli insegnanti, che la presenza delle dotazioni tecnologiche nelle classi è ancora molto bassa”. All’interno del dossier, infatti, l’Ocse ricorda che sulle dotazioni multimediali e sulle Ict il Piano italiano per la Scuola Digitale ha stanziato 30 milioni di euro all’anno per 4 anni, ossia meno dello 0,1% della spesa pubblica per l’istruzione (ovvero meno di 5 euro per studente di scuola primaria e secondaria all’anno). “Un aumento significativo delle risorse attraverso finanziamenti pubblici o privati – spiega l’Ocse - è una condizione necessaria al successo del Piano così com’è attualmente configurato”.

"Il Paese, la Comunità scolastica (insegnanti, presidi ) sono pronti perché pur nelle difficoltà oggettive - ha commentato il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo - hanno dimostrato di saper reagire. Bisogna però rendersi conto che la scuola oggi è parte integrante del territorio, della famiglia e quindi credo che debba esserci una compartecipazione più profonda. Pensare che tutto debba essere messo a disposizione dalla scuola è utopia, serve invece un lavoro di squadra. Insomma se uno studente ha un tablet lo porti pure a scuola, come fosse un libro, e lo usi per studiare". E' chiaro che la scuola deve mettere a disposizione le grandi infrastrutture (banda larga, ad esempio) ha aggiunto il ministro assicurando l'impegno per collegare sempre più scuole alla rete Garr della ricerca.

Cosa fare dunque per evitare di rimanere sempre più indietro rispetto agli altri paesi? Sul

fronte dei cambiamenti l’Organizzazione raccomanda di concentrare le risorse su Scuola 2.0, interrompere l'iniziativa Classe 2.0, pensando anche al varo di reti scolastiche 2.0, e puntare sull’editoria digitale scolastica.

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