Se cala l'arroganza la legge campa

L'idea di mettere per iscritto e poi applicare una legge contro l'odio, essendo per questo piuttosto odiosa, richiama alla mente una gloriosa vignetta di Altan

Se cala l'arroganza la legge campa

L'idea di mettere per iscritto e poi applicare una legge contro l'odio, essendo per questo piuttosto odiosa, richiama alla mente una gloriosa vignetta di Altan in cui l'omino con l'ombrello minacciava: «Io a quelli che vogliono la pena di morte, ci spezzerei la schiena». Il punto della controversia della legge Zan sta proprio in questo: che per reclamare uno stato di necessità contro l'odio, prima occorre che esista l'odio, come un'automobile ha bisogno della benzina. Ma se manca l'odio come comportamento di massa italiano (che non c'è), che cosa resta? Resta una questione molto più semplice, la cui soluzione è già pronta e matura per proteggere il rispetto di ogni identità, modo di sentire e di essere, non parliamo poi di razze, religioni e stato di salute fisica. Una soluzione, un comune sentire che già esistono nel Paese e nel Parlamento perché i tempi sono maturi negli anni. Esopo prendeva in giro la mosca che si fingeva impegnatissima nel precedere il bue che tirava l'aratro, facendole dire: «Stiamo arando».

Il Paese sta già arando da solo, perché la società è maturata e ancor più maturerà senza essere trascinata nel labirinto parolaio di tutte le fobie che ancora non tutti hanno ben capito e che sono quasi tutte di importazione americana, inglese e francese. Il punto politico, dunque, è: Enrico Letta (e lo stesso Zan) capiranno o no che sfondano una porta spalancata? Certo, quella porta è invece chiusa se pretendono di imporre il cosiddetto «fluid gender», secondo cui i giovani andrebbero addestrati a considerare la propria identità come provvisoria, cioè fluida. Se insistono in quella pretesa, andranno quasi certamente a sbattere. Ma non contro l'odio: sbatteranno contro la loro narcisistica pretesa di essere più buoni degli altri. Scordatevelo: non siete più buoni degli altri. Solo più presuntuosi. Con un rischio ulteriore: nei Paesi come gli Usa, le leggi tipo Zan hanno prodotto un disastro di cui non si sentiva il bisogno e quel disastro, se passasse la forma «fluid», arriverebbe anche qui.

Il disastro è una guerra civile fra donne e trans, che pretendono di essere donne accettate dalle donne e che bruscamente le rigettano, con una moltiplicazione di conflitti e persino sommosse: la maggior parte delle femministe è contrarissima a questo pasticcio spacciato per difesa contro le fobie, perché crea più fobie e meno rispetto. Più rifiuto che integrazione. E allora, che cosa fare? È semplice: accordarsi sul minimo comun denominatore, che è molto alto: fare una legge che rafforzi tutte le difese per ogni identità, minoranza e fragilità, senza mettere mano all'indottrinamento dei bambini e degli adolescenti, già abbastanza impegnati a costruire una identità civile e che hanno bisogno di solidità e non di fluidità, di idee chiare e non confuse.

Perché un conto è aiutare chi chiede e ha diritto di essere aiutato, e un altro è costringere a tutti i costi la vecchia signora ad attraversare la strada anche se non ne ha alcuna voglia, come faceva il boyscout di una vecchia barzelletta. Se cala l'arroganza, la legge Zan campa. Se non cala, la legge crepa e non sarebbe una buona cosa per nessuno.

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