In prossimità dell'elezione del Colle avvengono eventi magici, quasi misterici. Il più evidente è «la riscrittura della storia», ovviamente indossando gli occhiali della faziosità e dello strabismo politico.
La squadra nazionale specializzata in questo sport di illusionismo alberga storicamente al Fatto quotidiano. E in questi giorni stanno facendo fuochi d'artificio, o meglio stanno sparando a palle incatenate, al sol pensiero che il nome di Silvio Berlusconi sia nella rosa dei papabili per salire al Colle. Da quelle parti, con ogni evidenza, stanno riscrivendo la storia degli ultimi vent'anni. Come se li avessero vissuti e osservati solo loro mentre tutti gli altri dormivano. Così, dopo aver passato anni a dar credito a millantatori, squinternati e delinquenti di ogni risma, nel tentativo di screditare il Cavaliere ora sono passati direttamente alla negazione della realtà. In effetti è più semplice, basta avere una buona propensione per il genere fantasy.
L'esempio più lampante è il discorso tenuto nel 2006 da Silvio Berlusconi a Washington, del quale negli ultimi giorni abbiamo ripubblicato il testo (destando grande scandalo, evidentemente). Un successo internazionale, ma soprattutto un evento «in chiaro», sotto gli occhi di tutti, trasmesso dai media italiani e d'Oltreoceano e celebrato financo dagli avversari del centrodestra. Difficile manipolarlo e negare quello che accadde, l'apprezzamento dell'amministrazione Usa e gli applausi che più volte interruppero lo speech. Sarebbe un po' come dire che la terra è piatta o che nei vaccini ci sono i microchip... appunto. I negazionisti della realtà riescono anche in questo compito acrobatico e piegano la storia fattuale a loro uso e consumo: così per il Fatto quotidiano lo storico incontro diventa un siparietto con comparse al seguito. Eppure non si può negare che Silvio Berlusconi abbia parlato (unico premier della seconda Repubblica) di fronte alla più importante istituzione americana, fosse in ottimi rapporti con George W. Bush, con Vladimir Putin e con altri attori di primo piano della politica internazionale: l'accordo di Pratica di Mare è ancora sotto gli occhi di tutti. A meno che, quegli occhi, non li si voglia tappare volontariamente.
Riscrivere gli eventi è un esercizio pericoloso, perché valido per tutti al momento del bisogno. Se la storia fosse (ri)scritta solo dai testi sacri della stampa di sinistra chiunque abbia commesso l'errore imperdonabile di essere vagamente più a destra - basta solo qualche micron - del Pd sarebbe un delinquente: Salvini un razzista sequestratore di migranti, la Meloni una fascista pronta a marciare su Roma e persino Renzi una sorta di mercenario venduto agli emiri dei petrodollari. E sono solo alcune delle balle propalate in questi ultimi anni.
Di converso per Travaglio Giuseppe Conte diventa un Cavour redivivo o un erede di Franklin Delano Roosevelt e, stando agli Annales rossi dei sedicenti Tacito, Romano Prodi un padre della Patria, il compagno Giorgio Napolitano il solo presidente super partes (cioè la loro parte) e Massimo D'Alema la reincarnazione di Machiavelli. Eccoci pronto un bel romanzo fantasy e pure un po' horror.Fortunatamente rimangono, sotto gli occhi di tutti, i fatti. Che non sono solo quotidiani, ma storici.
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