Se i veri impresentabili sono gli inquisitori

Se i veri impresentabili sono gli inquisitori

Qualcuno dovrà chiedere scusa a Bertolaso. E garantirci dagli incontinenti e dagli inquisitori. Inizi dunque a pentirsi il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, che oggi chiama «impresentabile» chi è indagato, come è stato Bertolaso, e che potrà essere riconosciuto innocente. La Costituzione, ignorata dal De Raho, è chiarissima: «L'imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva». Il concetto di «impresentabile» è una grottesca invenzione, cui un magistrato corretto non può accomodarsi.

L'esempio di Bertolaso è illuminante: è bastato aspettare per accertarne la mai perduta innocenza. E mi chiedo come sia possibile che il De Raho non si allinei con la legge, la quale consente di candidarsi a tutti quelli che si sono candidati e che quindi sono, letteralmente, presentabili. E perché non inizi a chiedere scusa a quanti sono stati tenuti in galera con l'accusa di associazione mafiosa, essendo poi riconosciuti innocenti. Mi riferisco, per esempio, a Ciro Caravà, morto per il dolore e per la vergogna. Caravà era stato arrestato nel 2011 ed era stato assolto nel 2016 dopo un lungo periodo di detenzione.

Prima era stato accusato di associazione mafiosa; poi, in appello, il reato era stato riqualificato in concorso esterno, prolungando il calvario. Infine la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna. Poco dopo è morto, senza che nessuno gli abbia chiesto scusa.

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