Saranno tre i temi su cui la società si dividerà, perché saranno i problemi politici del nostro prossimo futuro: quello dell'emigrazione, quello dello sfruttamento delle energie naturali e quello dell'ingegneria genetica. Sono problemi che riguardano la morale, cioè il nostro modo di pensare e di agire. Verso dove dobbiamo andare? Quali insegnamenti per educare i nostri figli?
Problemi veri, non quelli ancora legati a vecchie ideologie con cui si crede di poter affrontare le questioni politiche moderne, mettendo in gioco le categorie di «destra» e «sinistra». Siamo preparati ad affrontare la terza (ingegneria genetica) di quelle questioni che ritengo decisive per la nostra vita? Sì, se abbandoniamo pregiudizi obsoleti, legati all'idea del progresso e dello sviluppo inarrestabile promosso dalla ricerca scientifica.
La ricerca scientifica deve procedere attraverso il senso della responsabilità, che significa essere responsabile del limite non valicabile, oltre il quale si disintegra la stessa identità dell'essere umano. Mai, come oggi, la scienza è in grado di modificare la realtà naturale ancor prima della sua apparizione, del suo essere esistente. La scienza - la scienza fisica tradizionale - interviene su ciò che già esiste, non sul non ancora esistente. Il passo che compie l'ingegneria genetica è grandioso e terribile: nel manipolare il non ancora esistente, crea l'esistenza: si sostituisce a Dio (o alla natura). Un potere immenso che modifica la persona ancor prima della sua nascita, seguendo la volontà «creativa» di chi si affida agli apparati scientifici per ottenere ciò che la natura non concede. È lecito?
Il limite del lecito è fondamentalmente un problema morale, che la politica deve trasformare nelle regole della convivenza di una comunità. Se la manipolazione genetica ha fini curativi, chi può metterne in discussione la sua opportunità? Questa semplice considerazione fa comprendere quanto sia importante la medicina che interviene sulle patologie genetiche. Ma qual è il confine tra la cura e l'arbitrio soggettivo, quello che soddisfa desideri di una natalità orientata per ottenere ciò che la natura (Dio) non concede?
Quando avremmo bisogno di confini certi per poter decidere, questi confini non ci sono, sono lasciati, appunto, alle convinzioni morali e alla politica per la definizione delle leggi. Una regolamentazione politica che può soverchiare il sentimento morale degli uni o degli altri, di quelli che ritengono la scienza assolutamente libera di procedere con i suoi protocolli, e di quelli che invece ritengono doveroso, per rispetto della propria morale e della propria religione, porre limiti non valicabili.
Oggi la scienza può creare, senza che ce ne accorgiamo, mostri. È una posizione, la mia, oscurantista, reazionaria? Facile rispondermi affermativamente sulla base del pregiudizio che sviluppo scientifico significa progresso, e il suo contrario una visione culturale arretrata.
Ma, allora, le mostruosità dell'ingegneria genetica possono essere intese come un segno del progresso? Non sono, piuttosto, espressioni di una concezione degradante l'essere umano, che cancella la sua identità culturale? È Frankenstein il simbolo del progresso o, piuttosto, quello della dissoluzione dell'essere umano?
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