Usava l'auto del Comune per aver rapporti sessuali con una prostituta - per di più minorenne - durante l'orario di lavoro. È successo a Piacenza dove le telecamere nascoste hanno incastrato uno dei 50 "furbetti del cartellino (su 631 dipendenti) indagati che dopo aver timbrato - per se stessi o altri - andavano in palesta o a fare la spesa.
Qualcuno non si presentava neppure in ufficio o invitava un'amica a pranzo facendosi però pagare gli straordinari. C'era anche chi effettuava consegne con un camioncino comunale.
Dei 50 indagati, 39 hanno l'obbligo di firma, 10 sono a piede libero, mentre, per il dipendente che ha usato l'auto di servizio per consumare rapporti sessuali, sono scattati gli arresti domiciliari con l'accusa di prostituzione minorile e di violenza sessuale.
A disincentivare i 50 dipendenti non è riuscito neanche il decreto Madia che, in altre città d'Italia (tra cui Bologna per il caso all'Istituto regionale dei beni culturali) ha portato al licenziamento dei trasgressori.
Ora, oltre al processo penale, i 50 rischiano seriamente il posto di lavoro, una situazione che rischia di esporre a rischio paralisi l'attività dell'ente, come paventato ieri dal sindaco uscente Paolo Dosi. I reati ipotizzati vanno dal falso alla truffa, al peculato. L'indagine è partita alla fine dell'anno scorso da segnalazioni di cittadini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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