Riesplode in tutta la sua virulenza lo scontro interno alla Procura della Repubblica di Milano, che il Consiglio superiore della magistratura aveva cercato di coprire con una decisione: ma le tensioni, le rivalità, ormai quasi un odio personale tra i contendenti sono ancora lì, e tornano prepotentemente alla luce. Questa mattina il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati ha spodestato il suo principale avversario, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che con i suoi esposti al Csm sulla gestione della procura milanese aveva aperto il caso nel marzo scorso.
Bruti ha tolto a Robledo l'incarico di capo del pool, il delicato dipartimento che si occupa di tangenti, e lo ha spedito accuparsi di esecuzione penale, il più negletto tra i dipartimenti della Procura milanese. Si tratta di un provvedimento senza precedenti, che segna verosimilmente un punto di non ritorno nella faida interna al palazzo di giustizia milanese. Bruti aveva già parzialmente esautorato Robledo nei mesi scorsi, accentrando su di sé la delega di tutte le inchieste riguardanti l'Expo del 2015. Già sulla legittimità di questo provvedimento di Bruti erano state sollevate una serie di obiezioni da parte degli organi di controllo, ma il procuratore ha deciso di andare avanti petr la sua strada. E ha azzerato di fatto il suo avversario. Bruti si è auto attribuito ad interim la guida dell'intero dipartimento. Robledo, facile prevederlo, non starà a guardare. Il Csm, al termine di una lunga istruttoria che ha portato alla luce tutti i veleni interni alla procura milanese, aveva lasciato tutti i contendenti al loro posto, candidandoli a un procedimento disciplinare destinato inevitabilmente ad avere tempi lunghi.
Alfredo Robledo si dice "assolutamente tranquillo" ed è pronto a prendere carta e penna e inviare una lettera agli organi competenti (consiglio giudiziario e Csm) per rispondere "punto per punto" sulla decisione di Edmondo Bruti Liberati di togliergli le deleghe sull’anticorruzione. In ambienti giudiziari milanesi fanno presente che la direttiva di Bruti è immediatamente esecutiva. Ciò significa che già da oggi Robledo dovrà lasciare il suo ruolo di coordinatore del pool di magistrati che indaga sui reati contro la Pubblica Amministrazione per trasferirsi a capo dell’ufficio esecuzioni penale. Potrà continuare a indagare soltanto sui fascicoli che gli erano già stati assegnati o di cui è co-assegnatario insieme ad altri magistrati (come, ad esempio, le inchieste su Infrastrutture Lombarde e sulla Piastra Expo). Inoltre il provvedimento preso dal capo della procura di Milano non è appellabile. Robledo, perciò, non potrà presentare nessun ricorso contro la decisione del suo diretto superiore.
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