Sicilia, sotto processo la nuova mafia del Messinese

Ben 43 rinvii a giudizio. Alla sbarra il clan che gestiva le estorsioni a Barcellona Pozzo di Gotto. C'è anche Antonio Merlino in carcere per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano

Sicilia, sotto processo la nuova mafia del Messinese

Finisce sotto processo il nuovo gruppo mafioso siciliano che dominava incontrastato il territorio a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina. Si è conclusa la maxi-udienza preliminare che vedeva davanti al giudice 43 imputati finiti nella rete delle forze dell'ordine con l'operazione “Gotha VII”. Solo otto persone si avvarranno del rito ordinario e saranno alla sbarra per la prima udienza del processo il prossimo 18 febbraio.

La novità è certamente quella del gran numero di imputati trenta - che, invece, faranno ricorso al rito abbreviato. Cinque, invece, coloro i quali hanno chiesto il patteggiamento. Per il rito abbreviato, il gup Salvatore Mastroeni ha stabilito quattro date, sempre nel mese di febbraio. Le vicende criminali in esame partono nel 2013, quando, secondo gli inquirenti, il gruppo, approfittando della cattura dei vecchi boss, si sostituì nel controllo del territorio e nella gestione delle estorsioni ai danni dei commercianti e degli imprenditori, avviando una capillare opera di ramificazione negli appalti pubblici. Durante il processo sosterranno le tesi dell'accusa il procuratore aggiunto di Messina, Vito Di Giorgio e i sostituti della Direzione distrettuale antimafia Fabrizio Monaco e Francesco Massara.

Tra i personaggi di spicco finiti sotto processo c'è Antonino Merlino, in carcere per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia nel gennaio del '93, 25 anni fa, per la sua costnate e incessante attività di denuncia. Altre figure importanti sono Filippo Milone, vecchio patriarca di Gala, Santino Napoli, ex ex vice presidente del Consiglio comunale di Milazzo, Francesco Carmelo Salamone, ex consigliere comunale di Terme Vigliatore. Le estorsioni, secondo quanto accertato dalla Dda di Messina e dai carabinieri del Ros, procedevano in maniera capillarmente diffusa a Barcellona e nell'hinterland messinese. Nessuna attività era esclusa: dalle profumerie agli allevamenti di polli, alla vendita della frutta all'ingrosso.

Per mantenere la famiglia di Antonino Merlino, sempre secondo l'accusa, era molto attivo Giuseppe Antonino Impalà. Quest'ultimo avrebbe agito per conto di Ottavio Imbesi, finito anche lui nella rete degli inquirenti lo scorso gennaio quando fu decapitato il gruppo mafioso di Barcellona.

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