Sigilli al Twiga di Otranto, Briatore: "In Italia non si può lavorare"

Lo sfogo dell'imprenditore dopo i sigilli posti dalla procura al cantiere del Twiga Beach di Otranto: "La burocrazia conta più di ogni altra cosa"

Sigilli al Twiga di Otranto, Briatore: "In Italia non si può lavorare"

La società "Cerra Srl" ha chiesto al Tribunale del Riesame di Lecce il dissequestro del cantiere del Twiga Beach, in fase di realizzazione sulla scogliera di Otranto. L’istanza sarà discussa il 26 maggio. Il sequestro del cantiere è stato eseguito lunedì scorso. Flavio Briatore, titolare del marchio Twiga, nel progetto mette solo il nome mentre la struttura è di proprietà di alcuni imprenditori salentini. Il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, ha rilasciato questa dichiarazione: "Briatore qui a Otranto ha scontato il fatto di non essere gradito a molti, la sua figura di imprenditore sfrontato e personaggio della tv non piace, anche molti politici non lo amano e questa rabbia contro di lui si è tramutata in esposti alla procura". E ancora: "A questo punto è giusto che la Procura indaghi, ma certo modalità e tempi mi insospettiscono".

Dalle colonne di Repubblica briatore si sfoga così: "Quando ho capito, ho fatto subito un passo indietro". E spiega: " Non si può lavorare in Italia. Evidentemente la burocrazia conta più di ogni altra cosa. Così non mi interessa". Poi chiarisce che lui con l'attività commerciale di Otranto non c'entra nulla: "Ormai sono fuori. Avevo dato una licenza, l'ho ritirata". Le ipotesi di reato contestate dalla procura riguardano violazioni di norme urbanistiche in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e occupazione abusiva del Demanio.

Briatore non è coinvolto nell'indagine. "Siamo del tutto estranei agli accertamenti in corso.

Anche perché non siamo soci di Cerra e non abbiamo alcun legame con le sue attività, al di là di aver stretto un accordo di licenza del marchio". Pur non essendo toccato dall'indagine l'imprenditore è molto amareggiato: "Non si può lavorare in Italia".

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