Poche settimane fa Davide Galimberti, sindaco di Varese appartenente al Partito democratico, aveva firmato insieme ad altri primi cittadini lombardi dello stesso partito, come per esempio Beppe Sala e Giorgio Gori, rispettivamente primi cittadini di Milano e Bergamo, una lettera contro la regione Lombardia.
La lettera firmata dal sindaco di sinistra contro Fontana
Come riportato da La Verità, nella lettera venivano chieste spiegazioni al governatore Fontana e alla giunta regionale leghista riguardo le norme adottate contro il coronavirus. In poche parole, un attacco mosso da sindaci di sinistra in un momento in cui le polemiche certo non servivano. Fontana la definì infatti una “pura e bieca speculazione politica, inopportuna, triste e in questo momento sconsiderata”. Avvenuta in un momento in cui, almeno la Regione, sarebbe dovuta essere unita e compatta. Chi l’averebbe mai detto che dopo tre settimane sarebbe stata una Rsa di Varese a finire sotto indagine, pure gestita da una fondazione del Comune. Si tratta nello specifico della Fondazione Molina.
Lo scorso lunedì, 20 aprile, la Guardia di finanza si è presentata alla casa di riposo e ha chiesto di poter visionare tutta la documentazione inerente la gestione dell’emergenza coronavirus all’interno della struttura. Al centro dell’indagine un sospetto focolaio. Diverse sono le residenze per anziani presenti nella zona finite nel mirino della Procura di Busto Arsizio. Lo stesso giorno Edoardo Paganini, subentrato come direttore sanitario a Giuseppe Ferrari perché quest’ultimo era risultato positivo al Covid-19, ha dato le dimissioni.
La visita della Gdf
In una nota, Molina ha spiegato di “aver fornito la nostra completa collaborazione, chiarendo i provvedimenti adottati e fornendo copia dei documenti interni e delle cartelle cliniche dei deceduti da inizio anno”. Ha inoltre voluto precisare che l'ispezione è volta all’acquisizione di documenti e non è collegata a ipotesi di reato. Nella struttura vi sono 470 posti letto e 500 dipendenti. Nel solo mese di marzo erano stati 38 gli ospiti deceduti e 13 nei primi giorni di aprile. Per un totale di 51 morti. Nonostante questi dati i vertici avevano lasciato correre, adducendo che molti dei decessi non c’entravano con l’epidemia coronavirus ma riguardavano patologie pregresse. Qualcuno però non deve essersi accontentato delle spiegazioni date e ha preferito rivolgersi all’avvocato e fare un esposto in procura. Adesso i morti hanno raggiunto quota 80, se non di più, e gli operatori sanitari rimasti contagiati sarebbero circa un centinaio. Più o meno come accaduto nelle Rsa italiane e al Trivulzio. Solo che questa struttura è controllata in toto dal Comune di Varese.
L'inizio del focolaio
Secondo La Verità, la situazione sarebbe peggiorata ai primi di marzo. Un ospite della struttura, il padre di una funzionaria del Comune, avrebbe iniziato ad avere i primi sintomi di una polmonite. Diagnosticata però solo come batterica. Il poveretto è deceduto. Da quel momento si sarebbe innescata una pandemia in tutta la Rsa. La situazione è degenerata proprio mentre Il sindaco era impegnato ad attaccare Fontana e la giunta della Lombardia. Il 15 aprile sarebbe quindi stata inviata a tutto il personale una lettera di Vanni Belli, direttore generale nominato lo scorso anno, in cui veniva imposto categoricamente di non parlare. Nel documento è “richiesto a tutto il personale il rispetto della riservatezza delle informazioni professionali e il divieto di utilizzarle o divulgarle al di fuori della Fondazione”.
Nell'ottobre 2018 Galimberti aveva rinnovato il consiglio d’amministrazione che, per regolamento della Fondazione, è costituito da 5 membri, di cui uno indicato dal prevosto.
Tutti però nominati dal sindaco. Guarda caso, tra i consiglieri ci sono Barbara Cirivello, candidata in una lista in appoggio a Galimberti nel 2016 e Anna Zanetti, coordinatrice della lista personale dell'attuale primo cittadino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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