Sinistra ipocrita sull'allarme "tecnodestra"

Prima di lanciare anatemi e gridare al pericolo, occorrerebbe domandarsi: chi ha svilito negli ultimi decenni il valore autentico della democrazia?

Sinistra ipocrita sull'allarme "tecnodestra"

Da quando Donald Trump è stato rieletto alla Casa Bianca e soprattutto in considerazione della sua amicizia e collaborazione con Elon Musk, assistiamo a un antico refrain della sinistra, l'allarme democratico. Anzi, per l'occasione è stato lanciato il pericolo della «tecnodestra», dimenticando quanto le sinistre, nel mondo occidentale, in Francia come negli Stati Uniti o a Bruxelles siano state per decenni in simbiosi con i tecnocrati. Il tema della qualità della democrazia è sempre attuale. Non basta annunciare che c'è la democrazia. Alcuni regimi dell'Europa dell'Est sotto rigido controllo dell'Unione Sovietica si definivano repubbliche democratiche o popolari, ma tali non erano affatto. Ma prima di lanciare anatemi e gridare al pericolo, occorrerebbe domandarsi: chi ha svilito negli ultimi decenni il valore autentico della democrazia? Chi ha degradato la democrazia a un fatto meramente formale, sganciando la stessa dal suo pilastro sostanziale che è la sovranità popolare? Chi ha provato a sostituire le autoproclamatesi élite al consesso dei cittadini? Chi ha realizzato alchimie per creare governi non eletti dai cittadini? Infine, chi ha fatto perdere all'Occidente il tratto peculiare della centralità dell'individuo e del valore della libertà? Le risposte sono nella prassi politica degli ultimi anni, in certe tendenze liberal (Sartori diceva che i liberal andrebbero chiamati socialisti per non confonderli con i liberali che sono altra cosa) che hanno pensato di poter concepire una democrazia agnostica, sganciata dalla storia dei popoli.

Nei suoi scritti politici, quelli pubblicati sulla rivista il «cittadino», Fyodor Dostoevskij, analizza il rapporto fra élite e popolo e si unisce a Pukin nella censura di quello che chiamano ceto dell'intelligencija, che «crede di stare di gran lunga al di sopra del popolo», responsabile di aver alimentato una «società sradicata, senza terreno» e ne fustiga il comportamento «svincolato dalla terra del nostro popolo».

Friedrich Nietzsche ne La nascita della tragedia, libro dedicato ai greci, avvertiva che senza mito «ogni civiltà perde la sua sana e creativa forza di natura», perché «solo un orizzonte delimitato da miti può chiudere in unità tutto un movimento di civiltà». Sempre Nietzsche parla di «nichilismo attivo» e che nell'epoca attuale è riconoscibile in quel manto pervasivo di ipocrisie collettive e retoriche permanenti efficacemente sintetizzare con l'espressione «politicamente corretto».

La politica globale del nostro tempo troppo in fretta ha archiviato la storia e con essa la geografia delle culture, dei popoli, delle religioni e delle peculiarità che si sono sedimentate nei millenni. Ernst Junger riprendendo Nietzsche e Dostoevskij inquadra il nichilismo come un moto di «svalutazione dei valori» che si sostanzia «nello sfaldarsi di antichi ordinamenti e nella consunzione di ogni risorsa tradizionale». Alexis de Tocqueville parla di «spirito delle leggi» per avvertire che una comunità deve fondarsi su regole che non siano astratte e avulse dalla storia e dalla tradizione.

Ci si interrogherà ancora a lungo «sulla riduzione negativa» della condizione contemporanea. Ora, basti notare che, se un tentativo c'è stato di costruire la «tecnodemocrazia» o, meglio, di ridurre la democrazia a mera amministrazione, incolore e priva di valori, questo porta la firma delle sinistre, da quando la caduta del Muro di Berlino ha certificato la fine della prospettiva comunista. L'idea di una società inodore, priva di memoria, senza passato e storia, segnata da quel cosmopolitismo che secondo Osvald Spengler è l'opposto della vita.

L'agenda di Trump e Musk è ben lontana dalla tecnocrazia, è altra cosa, è quella di un rinnovato occidentalismo e soprattutto del patriottismo, elemento di coesione delle società capace di far superare le conflittualità e unire. Per questo l'interesse di Musk per le vicende politiche delle nazioni europee, proprio quelle dove la tecnocrazia ha esercitato per anni un potere poco democratico. Alain de Benoist meglio di altri lo ha spiegato bene: i cittadini sono coloro che partecipano della medesima cultura, con origini e valori in comune, che sostanziano gli eguali diritti politici. Da ciò discende il diritto di partecipare alla formazione delle decisioni collettive. In questa prospettiva il culto del passato diventa non solo difesa o autodifesa dell'essere, è la ricetta per rivitalizzare il presente. Nietzsche nelle Considerazioni inattuali afferma la capacità del passato di risalire la corrente e al tempo stesso di rinvenire i valori, perché, quando il tempo avrebbe trascinato via tante idee conformi, quelle «inattuali» sarebbero rispuntate con la loro forza.

Ortega y Gasset si attesta sulla medesima linea quando chiarisce il valore della continuità che è «piantare i talloni nel passato, partire dal presente e mettersi in marcia» in un sistema nel quale la «vita umana è strutturalmente storia».

Questa è la politica delle radici.

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