"Il problema esiste, e qui a Biella si è palesato in maniera evidente negli ultimi giorni. Registriamo arrivi a gruppi, anche numericamente consistenti. Perché se si considera la grandezza di Biella, vedere 10 persone al giorno suonare al campanello della prefettura non è un fenomeno da sottovalutare. Considerando, poi, che le strutture a nostra disposizione sono sature". La dott.ssa Patrizia Bianchetto si è trovata tra le mani una patata bollente. Fino ad ora, le immagini delle frontiere ungheresi sotto assedio dei profughi hanno investito le case degli italiani solo dagli schermi delle televisioni. Eppure, le conseguenze dell'apertura dei confini orientali dell'Ue si stanno già evidenziando in Italia. A registrarlo sono le prefetture. Come quella di Biella: 40 profughi in pochi giorni si sono presentati alle autorità chiedendo asilo politico. Non sono sbarcati in Sicilia, e per questo non rientrano nel sistema di smistamento messo a punto dal governo. "Il sistema è saltato", dice a denti stretti la Bianchetto. Ed oltre alle difficoltà di tutti i giorni, ora questure e prefetture devono accogliere e analizzare le domande dei pakistani.
Dottoressa Bianchetto, quali sono le maggiori difficoltà che state incontrando?
"Uno su tutti, il problema delle strutture. Già adesso gli ospiti sono più dei posti che erano stati stabiliti all'inizio e questi nuovi arrivati non sappiamo dove metterli. Questo mi preoccupa molto. E contestualmente a questi flussi autonomi dobbiamo continuare a ricevere quelli che manda il ministero dal centri di primo smistamento di Settimo Torinese".
Anche perché si stanno verificando arrivi inaspettati.
"Esatto. Ho chiesto alla Questura che mi faccia un rapporto sulla cronologia degli arrivi. Ho intenzione di relazionare al Ministero e alla prefettura di Torino su quanto sta accadento. Perché qui i numeri sono più che rilevanti".
Ha sentito i suoi colleghi piemontesi?
"Sì, noi abbiamo registrato il livello più alto di arrivi. A Novara però se ne sono presentati in questura in sei. A Verbania invece altri 20. Asti, al momento, non ne ha visti".
I pakistani sono stati segnalati per la prima volta in Italia?
"Le Questure, non appena questi chiedono asilo politico, fanno immediatamente scattare le procedure di identificazione. Alcuni di loro hanno dichiarato di essere passati dall'Ungheria, ma presumo che lì nessuno ne abia registrato l'ingresso".
Come è possibile che siano passati da Grecia, Ungheria e Austria senza che nessuno li abbia intercettati prima?
"Credo che li abbiano fatti passare senza segnalarli. Spero che la Questura riesca ad approfondire. La mie attenzioni al momento sono rivolte a risolvere la situazione dell'accoglienza".
Ci sono difficoltà?
"Al momento non abbiamo più posti disponibili".
Quanti sono in totale i pakistani arrivati?
"Credo che siano circa una quarantina".
Chi è che si fa carico del costo dell'accoglienza?
"Teoricamente, dovrebbero andare nei centri di smistamento e rientrare nel circuito Sprar. Ma ormai il sistema è saltato. Quindi li accogliamo nelle strutture del ministero, anche prima che compilino i documenti per la richiesta d'asilo. Perché non è possibile lasciarli dormire in un parco. Sono quote in aggiunta ai migranti che arrivano dalla Sicilia: di questi ho idea più o meno di quanti me ne verranno inviati. Con i pakistani invece non so se arriveranno né quando accadrà. Capisce la difficoltà nel gestirli: la nostra attività principale è la gestione dei migranti. È così in tutta Italia".
Alcuni di loro hanno fatto già domanda in un altro Paese europeo per ottenere lo status di rifugiato?
"Per ora non abbiamo registrato casi di questo tipo.
C'è un passaparola tra pakistani?
"Credo di sì. Perché Biella di certo non gode di tutta questa fama in Pakistan. Qualcuno deve averli informati".
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