"È una cosa enorme, gravissima". Così il deputato e critico d'arte Vittorio Sgarbi, nel corso di un'intervista rilasciata a ilGiornale.it, commenta la chiusura del profilo Twitter del presidente Donald Trump e il 'boicottaggio' del social network Parler da parte dei colossi del Big Tech.
Secondo Sgarbi, quella è stata una scelta sbagliata "perché è evidente che nessuno ha potere di censura se non è stabilito da un'autorità statuale". E, se da un lato "ci dovrebbe essere una regolamentazione", dall'altro "mi pare che tutto si deve poter dire", spiega il noto polemista, da sempre "preoccupato che qualcuno stabilisca quel che si può dire". Una censura che colpisce maggiormente la destra, sia negli Stati Uniti sia in Italia, per colpa del "perbenismo, un atteggiamento mentale di chi pensa di essere superiore agli altri e che è proprio specialmente della sinistra". Nel nostro Paese, infatti, proprio in questi giorni il profilo Twitter del quotidiano Libero è stato temporaneamente chiuso. Anche su questo Sgarbi ha le idee molto chiare: "È una cosa inaudita che, come tutte le forme di censura, mi auguro faccia aumentare le vendite di Libero".
Sembra, dunque, ormai chiaro che ci si stia avviando, passo dopo passo, verso una sorta di dittatura del politicamente corretto che "è cominciata da un pezzo", spiega Sgarbi che aggiunge: "esattamente dopo l'estrema violazione del politicamente corretto fatta da Grillo, quando i suoi stessi accoliti hanno rovesciato questa posizione". Un voltafaccia che nel mondo della sinistra e dei pentastellati "il moralismo si moltiplica e si perpetua" come "una specie di malattia mentale che è iniziata con il Covid e le fake news". Il deputato del gruppo misto, a tal proposito, ricorda "quando si è immaginato di pensare a commissioni parlamentari e altri istituti per impedire ad altri di dire cose diverse" e conclude: "È molto inquietante, è una grave malattia e non so se ci sarà il vaccino per curarlo".
Una presa di posizione, quella di Sgarbi, molto simile a quanto ha dichiarato sempre su ilGiornale.it il giornalista Massimo Fini: "L'odio è un sentimento, come la gelosia, e non si possono mettere le manette ai sentimenti. Non l'hanno fatto neppure i regimi totalitari, all'interno dei quali venivano proibite determinate azioni, ma non i sentimenti".
Giuseppe Cruciani, invece, ha attaccato i padroni dei social network "che possono consentire lo sviluppo di strumenti di comunicazione dove nessuno può interferire" e aggiunge: "Di istigazione all'odio è pieno Twitter e Facebook e bastano le leggi attuali per punirlo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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