Il soviet nei conti correnti

La morsa del Fisco e il vizio sovietico di violare i conti correnti

Il soviet nei conti correnti

Rispunta l'ipotesi, molto sovietica, che lo Stato - incapace di mantenersi con la fiscalità ordinaria - vada a curiosare e a mettere le mani nei conti correnti dei cittadini, cioè nei loro risparmi, per prelevarne autoritariamente altre tasse. Era già accaduto ed è la conseguenza del vizio di origine del nostro ordinamento. La nostra Costituzione, nata in piena Guerra fredda e, da parte dei costituenti comunisti, a imitazione di quella sovietica nella prospettiva di fare dell'Italia una democrazia popolare come quelle nate nell'Europa orientale e centrale, non prevede che fra i diritti soggettivi ci sia, oltre la libertà e la vita, anche la proprietà, contemplata in tutte le Costituzioni italiane a partire dal 1876 tranne che nell'ultima del 1948. Il segreto bancario - nelle democrazie liberali - non è solo un istituto finanziario, ma un diritto politico a tutela della libertà del cittadino, garantita dalla sua capacità di mantenersi, oltre che col lavoro, anche con i propri risparmi. Ecco perché l'ipotesi del fisco invadente va respinta con la massima fermezza.Il mondo in cui viviamo è nato dall'evoluzione del diritto di proprietà e di commercio del Settecento illuminista. È una conquista dell'umanità che, associata a quella di libertà, garantisce la persona di fronte a possibili degenerazioni totalitarie dello Stato. Ma questo mondo è anche un'eredità della sinistra, che danni ai diritti di libertà ne ha fatti non pochi, ispirata come è sempre stata dall'esempio sovietico. I comunisti hanno avuto il merito di essere una delle forze antifasciste della Resistenza, ma anche il demerito di aver associato il proprio antifascismo alla prospettiva di fare dell'Italia una democrazia popolare di tipo sovietico. Tale prospettiva ha finito col condizionare lo sviluppo del Paese impedendogli di diventare (...)(...) una vera democrazia liberale come avevano previsto i costituenti dei partiti non comunisti. Siamo un ex Paese fascista sul quale sono stati innestati culture e istituti di matrice sovietica. Che i comunisti abbiano contribuito alla sconfitta del fascismo e all'instaurazione della democrazia diventa irrilevante se si constata che il loro obiettivo non era la democrazia, ma il totalitarismo sovietico. Insomma. Abbiamo rischiato di passare dall'autoritarismo fascista al totalitarismo sovietico in nome di un'idea della Resistenza non propriamente di matrice occidentale e siamo stati salvati dalle elezioni del 1948, quando la maggioranza degli italiani - soprattutto donne - ha votato per la Democrazia cristiana e i partiti di centro a essa alleati, sconfiggendo la proposta del Fronte popolare che ci avrebbe fatti diventare un satellite dell'Urss.

Forse, dovremmo riflettere un po' di più su questa infausta prospettiva, invece di continuare a glorificare l'antifascismo della sinistra che non era propriamente un riflesso democratico-liberale, ma un'ipotesi totalitaria che ci avrebbe ridotti schiavi come eravamo stati durante il ventennio fascista. Piero Ostellinopiero.ostellino@ilgiornale.it

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