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"S&P mentì sui conti e sul rating" Per il pm nel 2011 ci fu il golpe

La procura di Trani chiede la condanna dei vertici dell’agenzia Usa: diedero dati falsi, così salì lo spread

"S&P mentì sui conti e  sul rating" Per il pm nel 2011 ci fu il golpe

N el 2011 l’Italia «stava messa meglio di tutti gli altri Stati europei», ma da parte di Standard & Poor’s c’è stata «la menzogna, la falsificazione dell’informazione fornita ai risparmiatori», mettendo così «in discussione il prestigio, la capacità creditizia di uno Stato sovrano come l’Italia». Le parole, pronunciate ieri dal pm di Trani, Michele Ruggiero, durante la requisitoria del processo per manipolazione del mercato a carico di cinque tra analisti e manager dell’agenzia di rating statunitense, confermano quanto emerso dal quadro probatorio: il downgrading del nostro Paese tra maggio 2011 e gennaio 2012 mancava di giustificazioni macroeconomiche e aveva in sé ragioni speculative e forse anche politiche. Per questo motivo il pubblico ministero alla fine della requisitoria ha chiesto la condanna a due anni di reclusione e 300mila euro di multa per Deven Sharma, all’epoca presidente mondiale di S&P, e a tre anni di reclusione ciascuno e 500mila euro di multa per Yann Le Pallec, responsabile per l’Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Per la società di valutazione è stata chiesta la condanna alla sanzione pecuniaria di 4,647 milioni di euro. Insomma, mentre il quarto governo Berlusconi viveva la sua fase più angosciosa sotto la spinta della crisi da spread, l’agenzia di rating non avrebbe ottemperato agli obblighi di veridicità delle informazioni fornite. I report sotto accusa sono quattro, l’ultimo dei quali è il declassamento del rating dell’Italia di due gradini (da A a BBB+) del 13 gennaio 2012. Il confronto tra 2010 e 2011 citato Ruggiero, che ha parlato per cinque ore, attiene al fatto che il contratto tra il Tesoro e l’agenzia di rating, durato 17 anni, cessò nel 2010 «ed è dal 2011 - ha sostenuto il magistrato - che si registrano bocciature dell’Italia da parte dell’agenzia» adducendo così un «movente ritorsivo» per il delitto contestato. Il pm ha poi fatto riferimento alla testimonianza del direttore del Debito pubblico presso il Tesoro, Maria Cannata, secondo cui S&P «avrebbe sempre enfatizzato aspetti critici rispetto all’Italia» e che parlare con i suoi analisti era come «parlare al vento». Ruggiero ha citato come «bazooka fumante» due intercettazioni. La prima è la telefonata del 3 agosto 2011 tra l’ex manager S&P Maria Pierdicchi col presidente Sharma in cui si faceva riferimento al fatto che «serve più personale senior che si occupi dell’Italia», dunque ammettendo l’impreparazione del team di valutazione. La seconda è una mail dell’ex responsabile corporate rating Renato Panichi nella quale si sottolineava come la valutazione del sistema bancario al momento del taglio delrating fosse «esattamente contraria alla situazione reale».

«Molti indizi raccolti fanno più di una prova sul complotto ordito da oligarchie, troika, banche di affari e massonerie internazionali, per abbattere e sostituire con un loro fiduciario, un governo democraticamente eletto, quello presieduto da Silvio Berlusconi», ha commentato il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, parlando di «un vero e proprio colpo di Stato» e invocando ancora una commissione d’inchiesta parlamentare. «Le agenzie di rating sono state gli esecutori di un complotto che però ha mandanti politici», ha chiosato la deputata azzurra Elvira Savino. S&P ha ribadito che «le accuse non sono suffragate da prove degne»

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