Menomale che Fuksas c'è. Perché quando si perdono le tracce dei soliti deliri radical chic, anche nei momenti più inopportuni, ci pensa lui a riportare tutto all'ordine naturale delle cose e a ricordarci come sia marziana una certa sinistra italiana. Massimiliano Fuksas è una celebre archistar, nota per le sue discusse e costosissime opere: una su tutte la «Nuvola» di Roma, costata quattrocento milioni di euro. Ma è anche celebre per le sue comparsate in tv e per i suoi attacchi violentissimi nei confronti di tutto quello che non è di sinistra. Nel suo lungo curriculum, tra un capolavoro e l'altro, annovera anche una aggressione fisica a Guido Bertolaso in un noto ristorante romano nel 2010, solo l'arrivo delle forze dell'ordine fermò la rissa. Questo è il temperamento dell'uomo. Ieri, l'architetto, ha rilasciato una lunga intervista a la Repubblica. E ci ha scodellato il futuro che ci aspetta alla fine della reclusione nelle nostre case. L'attacco è illuminante: «Ci vuole una legge che vieti la costruzione di case più piccole di 60 metri quadri». Ma certo, ma perché non facciamo una legge che imponga il possesso di castelli recintati da fossati con coccodrilli. Non sia mai che il virus si spaventi. Sessanta metri quadrati non sono tantissimi, ma sono abbastanza da poter essere un lusso per migliaia di persone, specialmente in alcune città. Ma questo è un problema che non sfiora Fuksas. Studenti, operai, anziani con la pensione minima possono permettersi sessanta metri quadrati di casa? Ah, che riflessione nazionalpopolare, volgare, sciatta. Si attaccheranno al tram. L'intervistatore, giustamente, gli chiede dove stia trascorrendo i suoi «domiciliari» e lui con disinvoltura ci svela l'arcano: «Nella campagna senese. Sono un privilegiato, perché ho spazio e aria». Ah, ecco, ora è tutto chiaro: dalla sua prospettiva 60 metri quadrati praticamente sono una cella di San Vittore. Ma, involontariamente, fornisce anche una risposta alla domanda precedente: come farebbe a campare, in questo ipotetico e distopico mondo fuksiano, chi non può permettersi una casa? Ma è ovvio: tutti in campagna. «La campagna non può essere un lusso. I giovani scapperanno, come negli anni Settanta, in campagna perché le nostre città si sono rivelate delle grandi carceri». Chiarissimo: in città rimarranno Fuksas e i suoi amici radical chic. Tutti gli altri fuori dalle balle, emarginati sugli Appennini. È l'eterno mito della decrescita felice, oppio ideologico dei miliardari, caso strano non si è mai sentito un povero filosofeggiare di decrescita: «Limitiamo le uscite e prendiamo le biciclette e quando servono le auto elettriche.
Abbiamo calcolato che la gran parte degli spostamenti, anche quelli con gli aerei che sino a tre mesi fa facevamo tutti, sono completamente inutili». Disse l'archistar blindata nel suo maniero in Toscana. Magari, quando finirà tutto, si farà un giro nel mondo reale e cadrà dalla sua Nuvola ideologica.
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