Spari a Palazzo Chigi, dietro il gesto il disagio sociale

Alla soglia dei 50 anni, Luigi Preiti si è trovato separato e senza lavoro ed era dovuto tornare a vivere con i genitori

Spari a Palazzo Chigi, dietro il gesto il disagio sociale

In un primo momento sembrava che dietro il gesto folle di Luigi Preiti, l'uomo che ha sparato ai carabinieri davanti a Palazzo Chigi, ci fossero dei problemi psichiatrici. Più probabilmente a spingerlo ad agire c'era la disperazione di un uomo che pensava di aver fallito.

Vent'anni fa era partito da Rosarno, cittadina nella Piana di Gioia Tauro, per trovare lavoro come muratore e manovale. Ha lavorato per anni nell'edilizia. Poi, tre anni fa, i problemi economici sono diventati insormontabili e si sono accavallati alla separazione dalla seconda moglie, con cui aveva un figlio. Alla soglia dei 50 anni, Preiti ha provato invano a girare l'Italia per cercare un altro impiego. Alla fine aveva dovuto rifare i bagagli e tornare in Calabria, a casa dei genitori, entrambi pensionati. Di mezzo c'era - pare - anche il vizio del gioco: slot machines e videopoker potrebbero avergli rovinato la vita.

Poi qualcosa è scattato nella sua testa. Preiti è arrivato a Roma ieri sera: verso le 15 ha preso una stanza in un albergo della Capitale. "Sembrava solo un uomo stanco, ma tranquillo", racconta il portiere dell'hotel, "Stamani è uscito verso le 9-9,3. Aveva una giacca blu, sembrava una persona normale, calma, tranquilla. Appariva come uno che non aveva dormito molto, con la barba un pò lunga. Gli ho chiesto se rimaneva e mi ha detto: No grazie, parto". Nella stanza 522 in cui ha dormito non ha lasciato nulla: "Credo che non avesse neanche un bagaglio", continua il portiere, "Io ho addirittura controllato se nel secchio avesse lasciato qualche residuo di cibo, ma secondo me non ha mangiato nulla, non ha bevuto nemmeno l’acqua, perché non c’erano bottigliette. Non ha chiesto di collegarsi a Internet nè tantomeno ha ricevuto telefonate. Quando sono entrato nella sua stanza c’era solo il letto sfatto e gli asciugamani usati dopo essersi lavato".

"Non so cosa gli sia successo, chiediamo scusa alla cittadinanza e alle famiglie dei carabinieri", ha detto il fratello Arcangelo ai giornalisti sottolineando che l'attentatore "non è uno squilibrato".

"Siamo sconvolti tutti quanti non sappiamo perché è successo, si era separato dalla moglie 3 anni fa e lavorava e viveva qui in Piemonte, poi ha perso anche il lavoro e viveva con i suoi giù in Calabria. Non so come si sia procurato la pistola. Spero che stia bene, soprattutto per i miei genitori che sono anche anziani, abbiamo già tanti problemi, ci mancava anche questo".

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