Lo stalliere seviziato nel maneggio horror: "Così volevano sbudellarmi"

Il racconto choc di Gianni Santi, lo stalliere del maneggio di Caluso (Torino) torturato dai due proprietari dopo un servizio di Striscia la Notizia

Lo stalliere seviziato nel maneggio horror: "Così volevano sbudellarmi"

Lo hanno torturato, seviziato, appeso con la testa in giù e massacrato fino a spezzargli le due braccia. Gianni Santi, lo stalliere del maneggio di Caluso, in provincia di Torino, i cui due proprietari sono stati arrestati oggi, ha deciso di uscire allo scoperto e di raccontare la sua drammatica esperienza in una intervista a La Spampa.

"L'uomo ha preso dei forbicioni enormi e ha tentato di tagliarmi le dita mentre ero appeso. Poi me lo ha puntato sul petto e mi ha gridato: 'Ora ti sbudello come un capretto'. Mi sono detto: 'Qui è arrivata la mia ora'". Le parole di Santi sono ancora piene del dolore provato in quei momenti. I due titolari del maneggio, una donna di 29 anni e un uomo di 63, ora sono accusati di estorsione, sequestro di persona e lesioni. Per ore hanno tenuto ostaggio e malmenato l'uomo che ritenevano colpevole di aver fatto la spia e aver attirato come mosche al miele la troupe di Striscia la Notizia e gli ispettori della zoofila.

"Dopo alcuni istanti - continua a raccontare Santi - lui è uscito, non so per fare cosa. Io ho cominciato a sentirmi male. Stavo male, rantolavo. Solo allora lei mi ha tirato giù. Lei mi ha portato all'ospedale, standomi appiccicato addosso e dicendo che ero caduto dalla scala. Ma io avevo delle braccia enormi, quando mi hanno visto quelli in sala gessi mi hanno detto: 'Ma tu da dove è che sei caduto?'". Ovviamente, i medici non hanno creduto alla versione della donna, e la mattina successiva i carabinieri sono andati a prelevare il malcapitato per fargli denunciare l'accaduto. "La mattina hanno trovato i segni delle corde sul tetto e il pezzo di legno con cui mi hanno menato".

Ora che per i due titolari del maneggio di Caluso sono scattate le manette la vita di Gianni avrà una svolta. Ma in mente rimane il ricordo indelebile: "Ero convinto di non rivedere più mio figlio e mia moglie - spiega alla Stampa - Perché lui diceva a lei: 'Prendiamo lo scavatore, lo seppelliamo. La macchina la nascondiamo da qualche parte e gli diamo fuoco".

L'incubo era iniziato alle prime luci dell'alba. Alle 7.30 del mattino Santi si presenta al lavoro come tutti i giorni. La donna allora decide di offrirgli un caffè come tutte le mattine. Poi scattano le accuse. "Mi ha chiesto - racconta Gianni - se avevo visto il servizio di Striscia la Notizia. Io gli ho risposto di non averlo visto. E lei me lo ha fatto vedere sul cellulare, dicendomi che quello che stava parlando (si vedono solo le mani, Ndr) ero io. Le ho risposto che non ero io. E lei continuava a dire: 'Sei te, sei te: tutti mi dicono che sei te'". Poi arriva l'altro titolare. "È entrato e mi ha intimato di uscire - continua lo stalliere - Io sono uscito e mi ha tirato una stangata con un pezzo di legno dietro al collo. Lui continuava a darmi addosso, io mi difendevo con le braccia e me le ha spezzate.

Poi ho tentato di correre verso l'altra porta che è sempre stata aperta, ma loro l'avevano chiusa a chiave perché sapevano di prepararmi quel lavoro lì. A quel punto sono andato lì, mi hanno dato una stangata e sono caduto a terra. Poi mi sono ritrovato appeso al soffitto".

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