Non bastavano la “plastic tax”, la “sugar tax” e la tassa sul Tetrapak. I proprietari degli stabilimenti balneari della Riviera Romagnola da un paio d’anni sono costretti a pagare anche la “tassa sull’ombra”, che nei fatti consiste in una maggiorazione dell’Imu in base al numero di ombrelloni presenti nel lido.
Se prima, infatti, l’Imu era calcolata sulla metratura delle cabine e dei chioschi presenti in spiaggia, dal 2017 nel calcolo viene fatta rientrare anche quella prodotta dal riflesso dei parasole. L’aumento, retroattivo per ben sei annualità, secondo i calcoli di Confartigianato, sarebbe in media di 35 euro a postazione. Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, sarebbero gli ombrelloni la vera fonte di reddito degli operatori balneari. Senza considerare però, che non si tratta di beni immobili.
Bene, dopo aver ricevuto decine di cartelle esattoriali per il mancato pagamento della gabella un gruppo di imprenditori riminesi ha fatto ricorso alla Commissione Tributaria. Il giudice ha dato ragione ai proprietari degli stabilimenti riducendo l’esborso del 50%. Ma l’Agenzia delle Entrate è subito corsa ai ripari raddoppiando il valore della rendita catastale. E così se la maggiorazione per gli ombrelloni viene rimossa, l’imposta sulla proprietà diventa doppia. Insomma, i soldi che sono usciti dalla porta, rientrano dalla finestra. E la stangata sul turismo balneare, una delle prime fonti di reddito della Regione, è servita.
Ma andiamo con ordine. Nel 2018 iniziano ad arrivare i primi avvisi di pagamento contenenti la rivalutazione dell’Imposta Municipale Propria ricalcolata sulla base della quantità di parasole presenti nello stabilimento. In alcuni casi si tratta di maggiorazioni piuttosto salate. Si parla di 2 o 3mila euro l’anno. A protestare sono tutti gli imprenditori riminesi colpiti dalla gabella e anche l’assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Andrea Corsini, che aveva chiesto un incontro con i vertici dell’Agenzia delle Entrate per chiarire quella che aveva definito una situazione "anomala".
In 400 decidono di fare ricorso, e in questi giorni sono arrivate le prime sentenze della Commissione Tributaria. In sostanza i giudici hanno bocciato la "rideterminazione del valore catastale" annullando di fatto gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate e riducendo il pagamento del 50%. Ma neanche questo è servito ad evitare il salasso. Dopo la sentenza, infatti, il valore della rendita è stato raddoppiato e quindi gli operatori del settore sono costretti a pagare lo stesso.
Il risultato, secondo
Libero, sarà un aumento dei costi per gli utenti che passeranno l’estate sulla riviera romagnola. I gestori, infatti, loro malgrado saranno costretti ad aumentare i prezzi per far fronte agli ulteriori esborsi decisi da Roma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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