Da quando non esistono più gli arcana imperii, i lati nascosti del potere, come li chiamava Tacito, cioè nell'epoca della democrazia di massa, di segreti ve ne sono ormai pochi, e solo i complottisti credono ancora ai Grandi Vecchi impegnati a tirare le fila della storia. Se non ci sono più così tanti segreti, anche le novità, di conseguenza, latitano. Perciò la tesi che il Dc9 diretto a Palermo, e caduto nelle acque attorno a Ustica, sia stato abbattuto da un aereo francese, è tutt'altro che inedita.
Iniziò a circolare subito, e fu rilanciata, però dopo il crollo del Muro di Berlino, addirittura dal Presidente della Repubblica Cossiga, prima quando era ancora in carica, poi in varie occasioni da emerito. E, considerando che Cossiga era presidente del Consiglio quando la strage avvenne, mentre Giuliano Amato non era ancora neppure parlamentare, il parere del primo resta più importante, anche se Amato si è poi interessato alla vicenda da sottosegretario del governo Craxi e in varie altre occasioni. Diciamo che, mentre Cossiga aveva parlato per vie indirette, è la prima volta che un autorevole ex presidente del Consiglio (ed ex molto altro) accusa la Francia, fino a invitare Macron a chiedere scusa.
Ora qui bisogna separare il ruolo dello storico da quello del politico. Per lo storico è ben probabile che il Dc9 sia stato abbattuto da un missile, anche se vi sono processi che sostengono la tesi della bomba in volo (senza tuttavia chiedersi chi l'abbia collocata). Il politico, anche se in pensione, come Amato, dovrebbe essere tuttavia ben più prudente nell'accusare un Paese alleato, sulla base, come ha ricordato Giorgia Meloni, solo di congetture. Ma, poi, l'orizzonte di Amato si allarga, facendo di un fascio Francia e Nato: cosa in quel momento non corretta, poiché Parigi era uscita da tempo dal comando integrato Nato, e vi sarebbe rientrata solo con Sarkozy. Ciò significa che, in linea teorica, la Francia poteva compiere operazioni senza informare gli altri Paesi dell'Alleanza atlantica. Se è stata la Francia, la Nato c'entra relativamente. Così come non ci persuade l'ipotesi dell'ex presidente della Consulta su un Bettino Craxi che avrebbe avvisato Gheddafi dell'operazione. Ammesso che i generali italiani lo sapessero in anticipo, come ha ricordato il figlio Bobo, Craxi in quel periodo era «solo» il segretario del Psi e difficilmente avrebbe potuto accedere a quei livelli. Ma, soprattutto, il Craxi del 1980 era chiamato l'«Amerikano» perché Carter, il Dipartimento di Stato e la Nato si fidavano solo di lui e di Cossiga, e assai poco di Andreotti e ancor meno della sinistra Dc. Era stato grazie a lui che, l'anno prima, il Parlamento era riuscito ad approvare l'installazione dei nuovi missili Cruise sul nostro territorio, per difendersi dai sovietici. Il governo Cossiga, che vide per la prima volta dopo cinque anni il Psi rientrare organicamente in un governo, era stato del resto una operazione benedetta da Washington.
E Craxi avrebbe rischiato questa credibilità per un piacere a un dittatore maghrebino? E comunque, ancora, se sono responsabili i francesi, gli Usa cosa hanno a che vedere? Insomma, niente di nuovo sotto il sole, la verità su Ustica, senza documenti alla mano, resta ancora piuttosto nebulosa.
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