Strage ferroviaria di Andria. Il precedente del 2014

L'incidente non si verificò per puro caso quando un altro capostazione fece partire un treno sul binario unico mentre era in corsa già un altro

Strage ferroviaria di Andria. Il precedente del 2014

Una svolta nelle indagini portate avanti dalla Procura di Trani per capire le dinamiche della strage ferroviaria tra Corato e Andria, in provincia di Bari, avvenuta lo scorso 12 luglio. Forse se si fosse fatto tesoro di un precedente, purtroppo sottovalutato, quell'incidente di ormai due mesi fa si sarebbe potuto evitare.
Da quanto emerso, il 21 ottobre 2014, nella stazione di Andria della Ferrotramviaria un capostazione diede il via libera a un treno che non sarebbe dovuto partire. Il binario era già occupato da un altro convoglio. Non fu provocato nessun incidente solo perché uno dei due treni era già arrivato a destinazione nella stazione di Corato.

Il 12 luglio scorso la storia si è ripetuta. Il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, ha fatto partire il treno diretto a Bari mentre la linea era occupata da un altro convoglio che proveniva da Corato. Il 21 ottobre 2014, invece il capostazione, da quanto si apprende da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, era un sindacalista ancora in carica. Il caso volle che si evitò la tragedia solo per una pura coincidenza, o forse un anticipo negli orari di uno dei due treni.

All'epoca la Ferrotramviaria sospese il capostazione, secondo le fonti di stampa; lo stesso venne sottoposto a procedimento disciplinare e poi re-inviato alla formazione professionale. Ma non ci arriverà mai, perché nel frattempo - avendo maturato i requisiti – lo stesso va in pensione.

Ferrotramviaria all'epoca non segnalò 'l’incidente' all’ufficio del ministero delle Infrastrutture che sopraintende alla sicurezza delle linee secondarie. «Non eravamo tenuti a comunicare un procedimento disciplinare, e non c’è stato alcun incidente», è la linea dell’azienda, secondo alcune dichiarazioni.

Ma non è finita, dopo la pensione l'allora capostazione fece presenteall'ufficio del ministero e alla Regione che l’accaduto non era colpa sua, ma la responsabilità era dell'azienda per un sistema poco sicuro. Di queste lettere però non c’è traccia. Nè nel protocollo dell’Ustif, né tantomeno in quello della Regione.

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