Lo strano sonno sui dossieraggi

Le contraddizioni del caso dossieraggio: le domande che non troverete sui quei giornali che hanno campato per anni su quegli accessi illegali per inquinare la politica

Lo strano sonno sui dossieraggi
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In questo strano Paese accade anche che la Commissione antimafia sia chiamata a indagare su un grave caso di dossieraggio, ai danni anche di importanti membri del governo, nel quale è coinvolto anche il suo vice presidente, Federico Cafiero De Raho, già magistrato e oggi deputato del Movimento Cinque Stelle. Logica vorrebbe che De Raho si facesse da parte per evitare imbarazzi ai colleghi e per poter deporre - i membri della commissione non possono essere interrogati dalla commissione - a sua discolpa. Niente, l'interessato non ne vuole sapere di mollare il posto, che a questo punto diventa il suo scudo più sicuro. Ma soprattutto nessuno - salvo Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori di Forza Italia -, pare fargli fretta. Non la presidente della commissione, Chiara Colosimo di Fratelli d'Italia; non i presidenti di Camera e Senato (la commissione antimafia è un organismo bicamerale) Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. La questione, pure se assurda, non pare interessare neppure il governo, vittima di gran parte di quei dossieraggi; non il Quirinale solitamente molto sensibile a questioni di forma e sostanza di questo tipo; fatta eccezione per la Lega, vittima della raffica di accessi illegali di Striano in relazione al caso dei 49 milioni, neppure la maggioranza nel suo complesso pare ricettiva. Anzi, dà l'impressione di tenersi lontana dalla vicenda, al punto che le parole di Gasparri sembrano pronunciate a titolo personale.

Possibile che oltre duecentomila accessi illegali a sistemi informatici che hanno violato la vita privata di ministri, politici, partiti e giornalisti siano ritenuti dal nostro Parlamento e dai vertici delle istituzioni una banale mattana frutto della mente contorta di un sottufficiale della Guardia di Finanza, oltre che una ossessione dell'unica persona che invece la sta prendendo sul serio, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone? Possibile che Chiara Colosimo, politica attenta e preparata, non si ponga il problema di salvaguardare l'autorevolezza e l'indipendenza della commissione chiamata a presiedere? Ma le vere domande sono: chi ha paura di chi e di che cosa, quali verità si preferirebbe non scoprire, chi sta ricattando o minacciando chi? Sono tutte domande che non troverete sui quei giornali che dopo aver campato per anni su quegli accessi illegali per inquinare la politica, oggi - guarda caso - si appassionano a un tweet di Maria Rosaria Boccia, perché la prima regola è distrarre, depistare.

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