Tu mi dai 4mila euro in contanti e io ti do subito un visto per l'Italia. Era questo il metodo usato da una talpa all'ambasciata italiana a Tunisi. Un meccanismo offerto a tutti ma che, secondo quanto riportato dal Messaggero, era stato sfruttato anche dalla rete di Anis Amri.
La talpa che spunta dagli atti dell'inchiesta della Digos di Napoli avrebbe concesso il visto anche a un trafficante di armi affiliato all'Isis. Si tratta di un nome noto all'antiterrorismo di tutta Europa: quello di Ehsan Aziz, un iracheno arrestato a Sorrento nel 2016.
L'uomo avrebbe provato a procurarsi un kalashnikov sempre attraverso la talpa con l'intenzione di compiere un attentato.
Anche Anis Amri, il terrorista che ha compiuto l'attentato ai mercatini di Natale di Berlino, si era rivolto al presunto capo dell'organizzazione di falsari, Akram Baazaoui. Recentemente Baazaoui ha contattato il cognato in Tunisia e avrebbero parlato, appunto, "di lavoro": "Ci vogliono 4000/4.200 euro per ottenere facili visti d' ingresso presso l' ambasciata italiana a Tunisi", si sono detti.
Una rete fitta
quella che parte da Anis Amri dunque, e che ancora si deve srotolare del tutto. Ogni giorno, comunque, si scopre sempre qualcosa di nuovo che tutto fa pensare tranne all'espressione lupo solitario, utilizzata inizialmente.
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