Telejato, Pino Maniaci annuncia la chiusura: "Così non si può andare avanti"

L'emittente siciliana, storicamente famosa per la lotta alla mafia, ha deciso di mettere fine alla sua battaglia, già in declino da quando il direttore risultò indagato per estorsione

Telejato, Pino Maniaci annuncia la chiusura: "Così non si può andare avanti"

"Signori, si chiude", così Pino Maniaci annuncia la fine di Telejato, la piccola emittente televisiva siciliana storicamente famosa per le sue battaglie contro la mafia.

Con poche righe pubblicate sul sito, il direttore spiega i motivi della decisione di chiudere i battenti: "Continuano a piovere querele, questa volta non da comuni cittadini o dalla Bertolino, ma da alti magistrati, da funzionari e elementi di spicco che si occupano di gestione dell’ordine pubblico, persino da amministratori giudiziari e da giornalisti che non sopportano le nostre reazioni alle loro provocazioni e alle “minchiate” che scrivono, il tutto nell’ambito di un impressionante attacco all’antimafia, nel tentativo di cancellarne l’esistenza. Ci querelano persino i mafiosi, anzi i presunti mafiosi, i quali, pur essendo stato loro confiscato il patrimonio per mafia, ci accusano di diffamazione perché non esiste una sentenza che li dichiari mafiosi".

La fine di Telejato è iniziata in realtà nell'aprile dello scorso anno quando Maniaci è finito indagato per estorsione. Per la procura di Palermo, infatti, il direttore avrebbe estorto denaro ad alcuni sindaci della zona – Borgetto e Partinico, da dove trasmette l'emittente – in cambio di un atteggiamento morbido del suo telegiornale nei confronti dei due politici. A seguito di questa inchiesta, come racconta proprio Maniaci, altre querele hanno colpito la redazione di Telejato, evidentemente troppe visto che hanno portato a una decisione così drastica. "Così andando avanti chiudiamo noi.

Abbiamo creduto che qualcosa potesse cambiare attraverso questa voce libera. Ma invece non cambia e non cambierà nulla perché questa terra, per dirla con Sciascia, è irredimibile. Chi ci ama ci scusi. È stato bello", conclude il direttore nel messaggio d'addio.

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