Vittorio Sgarbi chiede la creazione di un'autorithy del restauro, per non perdere per sempre tutte le chiese, i monumenti, i palazzi storici danneggiati dal sisma. Secondo le prime stime del Ministero della Cultura infatti, sono 293 gli edifici del patrimonio artistico danneggiati dal terremoto che il 24 agosto scorso ha colpito l'Italia Centrale, uccidendo 290 persone. "Serve una autorithy", ha detto Sgarbi a Radio Cusano Campus, l'emittente dell'Università degli Studi Niccolò Cusano. "Serve un'autorità del restauro che impedisca di buttare giù con le ruspe in nome della fretta, come capitò a Ferrara, città che invece vanno rimesse in piedi".
La provincia emiliana fu colpita nel 2012 da un terremoto che provocò gravi danni. Secondo Sgarbi in quell'occasione furono commessi degli errori: "A Ferrara vedi diventare polvere degli edifici in nome di una violenza peggiore del terremoto, per colpa di criminali che decisero di mettere la dinamite per far crollare ciò che invece poteva essere ristrutturato e - spiega - fare una cosa nuova che quando sarà completa sarà un orrore". Per evitare che questi errori vengano commessi un'altra volta, il critico chiede la creazione di criteri precisi: "C'è la mancanza di una regola, perché non c'è una autorità di riferimento che dica cosa si può fare e cosa non si può fare. I paesi in questo caso devono rimanere dove sono, ricostruiti con modalità antisismiche. Sono d'accordo col sindaco di Amatrice".
La priorità adesso, secondo Sgarbi, va ovviamente alle persone che hanno perso tutto. Ma quando la situazione si sarà stabilizzata non bisognerà dimenticare l'incredibile patrimonio artistico danneggiato dal sisma. "Distinguere tra beni artistici e vite umane è una questione che non ha significato. Un monumento che cade può cadere per sempre e morire, e portare con sé memoria di tantissime persone. Oppure può essere gravemente ferito, e quindi è come una persona che è stata trovata sotto le macerie e portata all'ospedale, quindi bisogna cercare di intervenire per portarla alla sanità. Distinguere le cose - continua Sgarbi - è una questione retorica: è evidente che le persone sono più importanti delle pietre, ma le pietre sono una parte della loro anima, una parte della loro vita, quindi la questione annosa, meglio la vita della vita o la cappella sistina, si pone in queste occasioni ma non ha una soluzione. Soltanto un folle potrebbe costringere tra i due a scegliere".
"Nel momento in cui ci sono i morti sotto le rovine è inutile parlare dei monumenti - spiega -, ma tra qualche giorno inizierà ad essere affrontato anche questo discorso". La situazione al momento vede centinaia di opere da sistemare: "Ci sono, inventariati da una mia amica sovrintendente, cento chiese e tremilacinquecento pezzi d'arte di diversa importanza, tutti da recuperare e rimettere in ordine. Poi oltre alla questione delle opere mobili c'è quella delle opere di costruzione architettonica, che chiede di rifare un Paese ex novo".
La decisione da prendere adesso è se ricostruire le città lì dov'erano o se spostarle in altre zone, come fatto ad esempio in Sicilia, a Noto. "Lasciare quelle zone come una specie di paese delle rovine? In passato è già capitato, a Noto. E la Noto nuova, tra le altre cose, è bellissima. Bisogna decidere quale metodo di ricostruzione scegliere. La scelta giusta è quella di ricostruire i paesi come erano e dove erano, senza distinguere i beni privati dai beni pubblici.
A Gemone e a Ventone è stata fatta la scelta di una ricostruzione integrale, attuata anche a Nocera Umbra. A Salemi, invece, fu costruita una nuova città a pochi chilometri dalla vecchia, e ora è come una grande periferia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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