Coppia gay finisce alle mani, per il giudice è "maltrattamento in famiglia"

Una brutta storia di violenza germogliata all'interno di una coppia gay, ma per il giudice si tratta di "maltrattamenti in famiglia". Alessandro Battaglia, di Torino Pride, esulta: è il segno "che si va verso una stabilizzazione della coppia omosessuale"

Coppia gay finisce alle mani, per il giudice è "maltrattamento in famiglia"

La violenza può germogliare ovunque. Non ci sono relazioni immuni da questo fenomeno. Neppure quelle omosessuali. Lo dimostra un episodio accaduto a Torino. Una storia di maltrattamenti, umiliazioni e botte che vede protagoniste due donne: Stefania e Claudia.

Stavano insieme da cinque anni e chi le conosce racconta di una grande passione ma anche di terribili contrasti. Qualche giorno fa, alla fine di un litigio più violento del solito, Stefania è stata ricoverata al pronto soccorso. E per Claudia sono scattate le manette. Ma quello che rende questa storia “speciale” è il suo esito giudiziario. Come racconta l’edizione torinese de La Repubblica, infatti, il giudice Alessandra Danieli ha disposto per l’indagata la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima. L’accusa di cui dovrà rispondere Claudia è quella di “maltrattamenti in famiglia”. È la prima volta nella storia della giurisprudenza italiana che un simile capo d’imputazione viene applicato nel contesto di una coppia gay.

Ce n’è abbastanza per far esultare il coordinatore del Torino Pride, Alessandro Battaglia. “Anche se di vicenda negativa si tratta, siamo ben contenti che si parli di famiglie come questa che faticano a convivere proprio come quelle tradizionali”, ha spiegato.

Insomma, per Battaglia, questa decisione è il segno “che si va verso una stabilizzazione della coppia omosessuale, un dato assolutamente recente cui prima nemmeno si accennava: si parlava piuttosto di due amiche o due amici che litigavano ”.

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