Torino, debiti di gioco: operaio 48enne suicida dandosi fuoco in strada

All'indomani della morte dell'operaio di Forlì che si era dato fuoco davanti a Montecitorio, un altro disoccupato suicida

La crisi economica, il dramma della disoccupazione e la sfiducia nel futuro continuano a mietere vittime. All'indomani della morte di Angelo Di Carlo, l’operaio di Forlì che otto giorni fa si era dato fuoco per protesta davanti a Montecitorio, un meccanico di 48 anni si è dato fuoco in un campo alla periferia di Torino perché, come ha spiegato in un biglietto trovato dalla polizia all'interno della sua abitazione, era travolto dai debiti di gioco.

Due suicidi, nel giro di pochi giorni, che parlano di due drammi diversi: da una parte la perdita del lavoro, che per molte persone è vissuta senza una via di uscital, dall'altra la dipendenza dal gioco d'azzardo, che spinge un numero sempre maggiore di persone a indebitarsi. Del tragico suicidio dell'operaio 48enne, avvenuto ieri pomeriggio, si è avuta notizia solo questa mattina. Vicino al corpo dell’uomo, che viveva da solo nel capoluogo piemontese, gli agenti hanno trovato una bottiglia di liquido infiammabile. A breve distanza, la sua auto, tramite la quale i poliziotti lo hanno identificato. "L’uomo - ha accertato la polizia - si trovava in difficoltà finanziarie a causa di somme cospicue perse al gioco, soprattutto ai videopoker".

Poco più di una settimana fa un altro operaio si era dato fuoco per protesta davanti a Montecitorio: è morto, ieri alba, in un ospedale di Roma. Con ustioni gravissime sull’85% del corpo, Di Carlo ha ceduto dopo una lunga agonia. Aveva 54 anni, vedovo, senza un lavoro fisso da tempo, preoccupato di non poter mantenere il figlio minorenne Andrea e amareggiato da un contenzioso con i tre fratelli per un’eredità. Una situazione che lo ha spinto al suicidio, un gesto compiuto in modo clamoroso.

"Una cosa molto triste, non ci sono parole per commentare - ha detto il ministro del Welfare Elsa Fornero - penso davvero che il dovere della società sia di fare in modo che il lavoro possa essere una realtà per tutti". Su Facebook erano subito nati gruppi di sostegno a Di Carlo, che ne appoggiavano le motivazioni e speravano (fino all'ultimo) che si salvasse.

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