"Torniamo in mare". Ocean Viking in missione. E gli sbarchi non si fermano

La nave Geo barents preme sull'Italia per sbarcare i suoi 439 migranti e la Ocean viking si prepara a tornare in mare dopo lo stop

 "Torniamo in mare". Ocean Viking in missione. E gli sbarchi non si fermano

Non c'è tregua per le coste italiane. Nella notte si è verificato l'ultimo sbarco di migranti sull'isola di Lampedusa, dove altri 98 migranti sono arrivati sopo un soccorso compiuto dalla guardia costiera a circa 29 miglia dai litorali italiani. I migranti si trovavano a bordo di un barcone lasciato alla deriva. Portati in salvo, sono stati sottoposti ad accertamenti sanitari prima di essere accompagnati all'hotspot di contrada Imbriacola. Qui si trovano anche gli altri 11 migranti che avevano raggiunto Lampedusa nelle ore precedenti con tre diversi sbarchi, tutti intercettati dalle motovedette italiano al largo dell'isola. E mentre Lampedusa continua ad accogliere i barconi alla deriva, la nave Ocean viking della ong Sos Méditerranée è pronta a riprendere il mare.

Lo ha annunciato l'equipaggio con una nota stampa, rivelando la fine del sequestro presso il porto di Trapani. "Un nuovo controllo oggi a Trapani ha confermato che sono state colmate tutte le carenze che il mese scorso erano state considerate sufficienti per il fermo della nave. Ci prepariamo a tornare nel Mediterraneo centrale il prima possibile", ha spiegato Sos Méditerranée. La nave era arrivata a Trapani con a bordo oltre 100 migranti nel periodo di Natale e lì era stata bloccata dopo un sopralluogo che aveva evidenziato diverse irregolarità. Solo pochi giorni fa, la ong aveva accusato le autorità italiane, sostenendo che "bloccare la nostra nave significa mettere a repentaglio la vita di centinaia di naufraghi".

Intanto la nave Geo Barents è da 9 giorni in attesa di un porto sicuro. O, meglio, di un porto italiano. Nonostante questo tempo trascorso in mare si sarebbe potuto impiegare per raggiungere altre destinazioni, l'equipaggio insiste per sbarcare i quasi 440 migranti nel nostro Paese.

"È tempo che l'Europa faccia il suo dovere e assegni un porto sicuro di sbarco il prima possibile per far sì che queste persone possano ricominciare a vivere e a guarire le loro ferite in un posto in cui si sentano al sicuro", dicono dalla ong Medici senza frontiere.

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