L'antico lungomare sembra quello di uno dei tanti gioielli delle coste italiane, una Portofino del sud o una Ponza sulla terraferma, solamente che non ci sono bar o negozi e tutto sembra un po' lasciato a se stesso. Si aggirano solamente qualche ambulante e le persone che lavorano nel porticciolo in cui barche private si alternano a quelle dei pescatori.
L'antico porto di Torre Annunziata, incorniciato dalle arcate della vecchia ferrovia inizio secolo sembra una Portofino emarginata (guarda le foto). Emarginata perché periferica, perché nessuno si rende conto che è bella, perché forse gli investitori o i privati non riescono a investire qui. Le motivazioni potrebbero essere tantissime, ma la realtà è che esiste un solo ristorantino che ha avuto l'intuizione che fosse giusto aprire nella marina antica. Il locale ha una facciata dipinta come se fosse su un isola greca ed è molto invitante.
La Pompei moderna
Dietro la marina antica si trova un altro mistero oplontino, un enorme Pompei moderna, fatta di case seicentesche in pietra lavica, un tempo sede di molti pastai artigianali, completamente abbandonate e pericolanti.
In alcune di esse, nonostante lo stato di abbandono vive ancora qualche famiglia. Piazze e vie svettano diroccate in questo quadrilatero in cui il tempo si è fermato. Non per un'eruzione del Vesuvio, ma per il terremoto dell'Irpinia del 1980. Deve suonare strana agli opolontini la frase che si sente sempre dire dopo i vari terremoti del centro Italia: “Ricostruiremo tutto, com'era e dov'era”.
A Torre Annunziata i palazzi abbandonati e tranquillamente restaurabili sono lì vuoti da 37 anni. E pensare che potrebbero essere un meraviglioso albergo diffuso in cui far soggiornare i turisti per fargli finalmente allungare la permanenza nello splendido Golfo di Napoli. Si potrebbe anche fare dei campus con università americane o di altri paesi per far soggiornare in zona studenti di storia o archeologia che vogliano studiare da vicino i siti archeologici della zona che sono unici al mondo. O anche ospitare studenti di geologia e vulcanologia che vogliano studiare il Vesuvio e Campi Flegrei. Di idee ce ne potrebbero essere tantissime.
I pastai
Dietro la “Pompei moderna”, chiamata dagli oplontini anche il quadrilatero vi è un quartiere antico e per fortuna ancora abitato. Tra le sue case vi è il pastificio Setaro, l'ultimo dei 140 pastifici semi artigianali di Torre Annunziata. Setaro è noto agli chef più conosciuti in Italia e all'estero e nel 2014 ha vinto in Giappone il premio come miglior prodotto importato nel Sol Levante. Torre Annunziata e la vicinissima Gragnano, dove il distretto della pasta semi artigianale è ancora fiorentissimo, rappresentano uno dei fiori all'occhiello della cultura gastronomica italiana di altissima qualità.
La Villa di Poppea
A pochi metri dalla sede della Setaro vi è forse il gioiello più importante di Torre Annunziata, chiamata un tempo Oplontis, la Villa di Poppea, la seconda moglie di Nerone, che è nella lista dell'Unesco dei patrimoni dell'umanità. Si tratta di un esempio rarissimo di villa imperiale perfettamente conservata. I suoi affreschi fanno impallidire tanti affreschi rinascimentali e la sua piscina olimpionica renderebbe invidiosa una star di Hollywood. Eppure metà della villa è ancora da scavare, sepolta sotto la Real Fabbrica d'Armi borbonica, che appartiene anch'essa allo Stato. I turisti ancora scarseggiano, anche per l'assenza di parcheggi adeguati per i pullman. Tanto che bar ed esercizi commerciali limitrofi alla villa lamentano che i pochi turisti che la vedono scappano appena finita la visita.
Eppure Torre Annunziata non è una cittadina della Svizzera, ma del Meridione. Ha un'alta disoccupazione e una grave presenza di camorra. L'omicidio del giornalista Giancarlo Siani nel 1985 fu pianificato qui. Proprio per questo rimane doloroso rendersi conto che uno sviluppo in città sarebbe possibile se solo si passasse dai mille progetti e tavoli istituzionali, ai cantieri. I turisti potrebbero dormire nel “quadrilatero” rinato e mangiare alla marina, visitare la Villa di Poppea, magari finalmente completamente riportata alla luce, salvando in qualche modo anche le parti più di pregio della Rel Fabbrica d'Armi, trasformandola in un museo. Sicuramente con le moderne tecnologie e con i fondi europei allo sviluppo potrebbero realizzare questo sogno. I turisti potrebbero arrivare da Napoli o Sorrento via mare o con la stazione della Circumvesuviana, quella di Trenitalia o l'autostrada via terra.
In una terra che in questi giorni piange le vittime del crollo di una palazzina non lontano dalla ferrovia e che ha un altissima disoccupazione, lo sviluppo serve come il pane.
Torre Annunziata ha la fortuna che dentro il suo territorio ha già tutto il necessario per innescare questo sviluppo. Deve solamente imparare a guardarsi con gli occhi giusti e rimuovere le cause che fin'ora non lo hanno permesso. Torre Annunziata è bellissima, ma non lo sa.
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