Nel giorno della Liberazione ha pensato di affacciarsi alla finestra di casa sua e irrigidirsi in un saluto romano. Una sfida, ovvio. Una sfida a quelli che ieri a La Spezia, nel giorno del 25 aprile, celebravano la guerra partigiana contro il nazifascismo. "Sì - dice lui, intervistato dalla Nazione - sono un convinto fascista. Quello è il mio pensiero e l'ho espresso. Siamo in un Paese libero, no?".
Il saluto romano
Simone Corleone, 24enne diplomato all'alberghiero e "in cerca" di lavoro, ieri non aveva nulla da festeggiare. Meglio sfruttare la bella giornata per una passeggiata che ricordare la Liberazione. Dopo il saluto romano a petto duno dalla sua finestra sull'Aurelia i carabinieri hanno sentito alcuni testimoni e ora decideranno se denunciarlo.
"Non sono un estremista e non l’ho fatto per provocare - dice Simone - Mica mi sono messo a dare dell’imbecille a chi cantava ‘Bella ciao’". La sua performance non è piaciuta a chi era in piazza. "Un tizio della piazzetta ha iniziato a urlarmi contro - racconta Simone - Mi ha chiamato coglione, mi ha ordinato di rientrare in casa. In casa mia, non so se rendo...". Per questo a un certo punto è sceso con un coltello. "Non ho minacciato nessuno. Ho preso il coltello e mi sono piazzato di fronte al tipo. Gli ho detto: ‘Ora non fai più il togo, eh...".
Il gesto nel giorno della Liberazione
Per il 24enne se quelli che festeggiano il 25 aprile "fossero davvero liberali", darebbero "diritto di parola anche a chi la pensa come me". E lui pensa che "molti di loro (i partigiani, ndr) fossero veri e propri criminali. E mi infastidisce che oggi siano definiti eroi". "Criminali" cui il giovane contrappone Mussolini che "avrà fatto le sue" cazzate, ma "ha fatto anche tante cose buone, ha costruito scuole e creato istituzioni dove non c’erano. E, soprattutto, ha dato priorità agli italiani".
"Ho votato Salvini"
Simone ammette di aver votato Salvini alle ultime elezioni perché "mi ci ritrovo". Ed è proprio su quel dare "la priorità agli italiani" che si concentra il ragionamento: "Pensi alle case popolari - dice al cronista de La Nazione - sono tutte in mano agli extracomunitari e agli zingari. Nel 2017 ho mi sono ritrovato senza un tetto.
Ho bussato ai servizi sociali, che mi hanno messo al dormitorio di Pegazzano: 14 giorni di alloggio, senza il vitto, e poi mi sono dovuto arrangiare. E lì c’era pieno di stranieri che facevano colazione, pranzo e cena a nostre spese e protestavano pure perché non c’era il wi-fi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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