Da tempo ormai non si fa che parlare del pericolo trombosi e tante sono le domande che i cittadini si pongono. Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza anche in relazione alla somministrazione di alcuni vaccini, come per esempio quello prodotto dall’azienda farmaceutica anglo-svedese AstraZeneca.
Gravità della trombosi legata ai vaccini
Secondo i dati che abbiamo in questo momento in possesso, tra le persone che vengono colpite da trombosi, 3 su 4 sopravvivono. Ovviamente, prima viene fatta la diagnosi, maggiore è la possibilità di guarire. Per quanto riguarda questa malattia c’è da dire, come sottolineato da Repubblica, che se legata alla vaccinazione rappresenta un fatto raro e atipico, e in questo caso le terapie utilizzate per le trombosi normali potrebbero aggravare la situazione. A spiegarlo è stata martedì scorso l’Fda americana, quando ha deciso di sospendere la somministrazione a livello precauzionale del vaccino Johnson&Johnson, sottolineando che “la terapia per questa forma specifica di coagulazione del sangue è diversa da quella usata normalmente. Di solito viene usato l’anticoagulante eparina. In questa condizione, l’eparina potrebbe rivelarsi pericolosa”.
Le cure usate
Fino a questo momento purtroppo, i pazienti colpiti non sempre sembrano aver ricevuto le cure adatte. In due studi pubblicati sul New England Journal of Medicine, vengono descritti 11 casi verificatisi in Germania e 5 in Norvegia. Soprattutto nei primi casi registrati, i pazienti hanno ricevuto trasfusioni di piastrine ed eparina. Anche la prima terapia non sembra essere indicata in questi rari casi. Pier Mannuccio Mannucci, ematologo dell’università di Milano, ha precisato che le trombosi normali vengono curate con l’eparina, “ma in questo caso i pazienti hanno anche un livello di piastrine estremamente basso. Somministrare eparina rischia di provocare emorragie”.
Perché le terapie solitamente usate non vanno bene
Intanto c’è da dire che le trombosi legate alla somministrazione del vaccino hanno in sé dei sintomi che cozzano un po’ tra loro. Per esempio, ci possono essere coaguli di sangue, i trombi appunto, ma allo stesso tempo anche un valore delle piastrine molto vicino allo zero. Si sta pensando di chiamare queste particolari malattie legate ai vaccini Vitt o vaccine induced immune thrombotic thrombocytopenia. La scienza conosce solo un altro genere di trombosi simile alla Vitt, e anche questa si verifica in rarissimi casi, quando i soggetti ricevono l’eparina e sviluppano una reazione immunitaria anomala che la aggredisce.
Vi è un meccanismo che provoca queste rare trombosi?
Ancora non si sa molto in proposito. Vi sono solo delle ipotesi, ma nessuna conferma. Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena e Reggio Emilia, ha spiegato che proprio il fatto che le donne maggiormente colpite siano giovani, può essere associato a un meccanismo di autoimmunità. E ha poi aggiunto: “I problemi di autoimmunità sono infatti concentrati fra le donne di 20-50 anni. Raramente questi disturbi colpiscono al di sopra dei 60 anni. Se questa ipotesi sarà confermata, è ragionevole pensare che chi non ha avuto problemi con la prima dose non dovrebbe averne con il richiamo. Ma i punti da studiare e chiarire restano ancora molti”.
In che modo il vaccino può fare danni?
Anche in questo caso non si sa nulla di certo. Solo che la trombosi è molto simile a un altro tipo causato dall’eparina. Cossarizza ha spiegato che questo farmaco può in alcuni rari casi legarsi a una proteina, la Pf4, rilasciata dalle piastrine. “Si scatena una reazione immunitaria che porta alla formazione di anticorpi contro Pf4” si danneggiano quindi le pareti dei vasi sanguigni e si formano i trombi. “Qualche componente del vaccino svolge un ruolo simile all’eparina, sempre con la formazione di anticorpi anti Pf4, ma per ora non sappiamo quale sia la molecola responsabile” ha aggiunto.
Quali terapie sono le più indicate
Sono state pubblicate delle linee guida da parte della Società Italiana in relazione allo studio di emostasi e trombosi. Mannucci ha così riassunto le indicazioni: “I sintomi sono dolore alla testa o alla pancia fortissimi, uniti a disturbi neurologici. Una tac riesce a evidenziare i trombi. Un esame del sangue misura le piastrine, insieme ad altri valori che permettono di fare la diagnosi.
Un test ad hoc fa vedere se si sono formati anticorpi contro la proteina Pf4. A quel punto, come cura, si possono usare immunoglobuline e cortisonici. Ma già solo evitare terapie non appropriate può far scendere la mortalità al 5-10% dei casi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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