Truffa all'Inps di 5,6 milioni, denunciate 500 persone in Calabria

Nella zona di San Luca risultavano 12 aziende agricole di fatto inesistenti. I rapporti di lavoro fittizi servivano a ottenere le indennità previdenziali. Molti dipendenti sono legati alla 'ndrangheta

Truffa all'Inps di 5,6 milioni, denunciate 500 persone in Calabria

Quelle aziende agricole esistevano solo sulla carta, allo scopo di permettere a centinaia e centinaia di persone di ottenere ingiusti profitti tramite rapporti di lavoro simulati e diretti a ottenere le indennità previdenziali.

I carabinieri di San Luca, in Calabria, hanno denunciato 458 persone, tutte accusate di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e falsità in scrittura privata. La truffa, secondo quanto calcolato dai militari, avrebbe causato un danno erariale pari a 5,6 milioni di euro, per un totale di 33.954 giornate agricole denunciate.

La maxi operazione 'Isidoro', avviata nel 2017, ha preso le mosse in seguito ai controlli che le forze dell'ordine svolgevano nei confronti di soggetti legati alle più importanti famiglie di 'ndrangheta della zona.

Le indagini, cui ha collaborato anche il personale dell'Inps di Reggio Calabria e Crotone, hanno consentito di accertare che gli indagati erano riusciti a procurarsi, anche in concorso tra loro, “un ingiusto profitto derivante dalla indebita percezione di erogazioni previdenziali e assistenziali”.

Sono state scopette, in particolare, 12 aziende agricole e immobiliari, nella gran parte dei casi fittizie, costituite nel tentativo di indurre in errore l’Inps, con il fine di ottenere un ingiusto profitto tramite indennità previdenziali come malattia, disoccupazione e maternità.

I carabinieri hanno prima individuato i soggetti impegnati nei campi e negli uffici, poi sono passati ai controlli sulle denunce di manodopera agricola riferite al periodo 2017-2019 e sul il libro unico del lavoro delle varie aziende, con le relative giornate di presenza per ciascun bracciante teoricamente impiegato. Localizzati i terreni che avrebbero dovuto essere interessati da attività agricola, gli inquirenti hanno inoltre rilevato il loro stato di abbandono.

L'ultimo step investigativo ha riguardato le testimonianze dei dipendenti, i quali non ricordavano nulla della loro attività lavorativa: né il nome della ditta né quelli dei loro colleghi.
I 12 imprenditori sono quindi stati deferiti in stato di libertà, in concorso con ciascuno dei dipendenti, per aver simulato l’esistenza dei rapporti di lavoro.

È stato inoltre accertato che le società monitorate

erano di fatto riconducibili a soggetti legati alla 'ndrangheta e che tra i dipendenti figuravano soggetti che gravitano nell'orbita della criminalità organizzata.

L'indagine ha permesso all'Inps di fermare le erogazioni.

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