Dal turismo ai parrucchieri: tutti gli "esclusi" dalla fase 2

Il grido d'allarme dei settori esclusi dalla riapertura del 4 maggio. Parrucchieri ed estetisti: "Una condanna a morte"

Dal turismo ai parrucchieri: tutti gli "esclusi" dalla fase 2

Dalla moda al turismo, passando per gli ambulanti e per i parrucchieri. Sono diversi i settori "esclusi" dalla fase due, annunciata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Duramente provati dal lockdown, negozi e commercianti lanciano un grido di allarme e chiedono incontri immediati con il governo.

Il 4 maggio, il governo ha previsto l'allentamento delle misure di contenimento contro il coronavirus e la riapertura di diverse attività produttive. Ma i negozi dovranno attendere il 18 maggio, per alzare di nuovo la saracinesca, mentre per ristoranti, bar e parrucchieri la data slitta al primo giugno.

Secondo quanto riferisce Confesercenti, il prolungamento del lockdown costerà altri 10 miliardi di fatturato alle imprese, considerando il fatto che molte attendono ancora di poter fruire delle misure di sostegno di marzo. "Ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi e mette a rischio imprese e lavoro- ha denunciato anche il presidente di Confcommercio- Chiediamo al Presidente Conte un incontro urgente, anzi urgentissimo per discutere di due punti: riaprire prima e in sicurezza; mettere in campo indennizzi e contributi a fondo perduto a favore delle imprese".

Per i parrucchieri e gli estetisti, l'estensione della chiusura rappresenta una "condanna a morte", secondo quanto dichiarato dalla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa. "Chiediamo al Governo di lanciare un messaggio immediato rassicurando le imprese sulla definizione di una prossima, e certa, riapertura", protestano i membri del settore. A rischio anche le attività commerciali su aree pubbliche, che contano 176mila imprese, con circa 400mila tra titolari, dipendenti e collaboratori. Fiva-Confcommercio stima che, se non si riaprirà entro luglio, ci sarà una perdita di 10 miliardi di euro, "con il rischio che un terzo delle sue imprese chiuda definitivamente (circa 60.000)". Per quanto riguarda gli ambulanti, non sono state comunicate date di riapertura ma, denuncia Anva, "ogni giorno di inattività fa sparire 27 milioni di euro di fatturato".

Paura anche nel settore moda. Il presidente di Federazione Moda Italia ha definito il prolungamento del lockdown per il settore "la cronaca di una morte annunciata". E denuncia: "Abbiamo bisogno di ripartire il prima possibile per far fronte alle necessità di cassa di un settore che vive sulla stagionalità. Questo ulteriore slittamento creerà un danno irreparabile: un prevedibile calo di consumi per il 2020 di oltre 15 miliardi di euro che porterà almeno 17 mila punti vendita ad arrendersi, con una perdita di occupazione di oltre 35 mila persone".

Rinviata anche la ripresa di eventi, fiere e concerti, che mettono a rischio il settore del turismo.

"Il nostro Paese perde visibilità nel mondo e mette a rischio un settore che occupa 570 mila lavoratori", è il grido d'allarme lanciato dalle agenzie, dalle associazioni e dalle imprese del turismo, dei congressi e degli eventi.

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