Fu arrestato nel 2019. Ma era libero di uccidere ex e fidanzata

Era già stato arrestato nel 2019, dopo la denuncia della ex compagna. La lunga scia di violenze nell'ordinanza che lo mandò in carcere: minacce, spintoni e botte

Fu arrestato nel 2019. Ma era libero di uccidere ex e fidanzata

Minacce con un coltello in bocca, spintoni, mani strette intorno al collo e colpi tanto forti da farla cadere per terra. È la lunga scia di violenza compiuta da Zlatan Vasiljevic, l'uomo che ieri ha ucciso due donne, la sua ex e l'attuale fidanzata, prima di suicidarsi. Una vita scandita da un'aggressività feroce, che era già stata posta all'attenzione delle forze dell'ordine, tanto che nel 2019 l'uomo era già stato arrestato.

Il duplice omicidio

Due femminicidi si sono consumati ieri a Vicenza. Prima, in mattinata, l'omicidio di Lidija Miljkovic, 42 anni, di origini serbe e residente a Schio, poi quello di un'altra donna. Il filo che univa le due donne si chiamava Zlatan Vasiljevic, 42enne bosniaco, che le ha uccise a colpi di pistola. Lidija era la ex compagna dell'uomo, che già nel 2019 lo aveva denunciato a causa dei continui maltrattamenti che subiva, ottenendo un ordine restrittivo di non avvicinamento. Vasiljevic le ha sparato ieri mattina, dopo che la donna aveva accompagnato a scuola la figlia minore di 13 anni e prima che prendesse servizio come domestica nel quartiere Gogna. L'uomo, come riporta Ansa, ha aspettato che la donna scendesse dall'auto, poi l'ha colpita diverse volte, lasciandola agonizzante sull'asfalto, in una pozza di sangue.

Sul posto sono intervenute le forze dell'ordine che hanno lanciato subito una caccia all'uomo, seguendo la pista del femminicidio. Per trovarlo sono intervenuti anche i reparti speciali e un elicottero, dato che durante il primo omicidio erano state sentite alcune esplosioni. Gli investigatori hanno perlustrato la zona boschiva ai piedi del Monte Berico e poi tutta la provincia di Vicenza, fino ad arrivare all'autostrada A4 Venezia-Milano. Poi, intorno alle 16.00, in una piazzola della Tangenziale Ovest di Vicenza, è stata individuata un'auto. Lì, gli agenti hanno trovato altri due cadaveri: uno era quello di una donna, identificata poi come l'attuale compagna di Zlatan Vasiljevic. Accanto a lei, c'era anche il cadavere di Vasiljevic. L'ipotesi più probabile è che il killer abbia prima sparato alla nuova compagna e si sia poi tolto la vita.

Le violenze del 2019

Il tragico epilogo era già stato ipotizzato nel 2019, quando Zlatan Vasiljevic era stato arrestato dai carabinieri di Altavilla, dove viveva con la compagna di allora, Lidija, la donna uccida ieri mattina. I militari lo avevano fermato per i continui maltrattamenti verso la donna, che lo aveva denunciato. Il giudice aveva elencato alcuni episodi di quella violenza cieca, che esplodeva tra le mura di casa: l'uomo "afferrava per il collo" la donna, "la spingeva contro il frigorifero della cucina e la minacciava con un coltello che posizionava all'interno della bocca", le afferrava il collo, stringendo "come per strangolarla" e la minacciava urlando "ti uccido, ti cavo gli occhi". In un occasione, la colpì al volto così forte e "con tale violenza da farla cadere".

Un lungo elenco di violenze, iniziate nel 2011 e continuate fino al 2019, per poi arrivare all'omicidio. Già allora, la pericolosità dell'uomo e la possibilità che la storia si concludesse in tragedia era stata sottolineata dal giudice del tribunale. Nell'ordinanza del 2019, infatti, si legge che la "perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all'abuso di alcol e alla sua incapacità o comunque alla mancanza di volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, costretti ad assistere alle continue vessazioni ai danni della madre, consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza". Non solo. Perché "le tendenze controllanti e prevaricatorie dimostrate dall'indagato- sottolineava il giudice- potrebbero con ogni probabilità subire un'escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenze". Esattamente quello che è accaduto ieri.

Dopo la denuncia di Lidija,

Vasiljvic finì in carcere e nel dicembre 2019 arrivò un ordine di non avvicinamento alla donna, che nel frattempo si era trasferita a Schio. Ma le misure messe in atto non sono servite a fermare la violenza cieca di Vasiljevic.

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