Un assassino si può "rieducare" in quattro anni. Accade ad Alessio Burtone che, ormai, ha chiuso i conti con il carcere. Il giovane che uccise l’infermiera romena Maricica Hahaianu, colpendola con un pugno al volto nella stazione metro Anagnina l’8 ottobre del 2010, due giorni fa sarebbe stato affidato ai servizi sociali. Come spiega Il Messaggero, a Burtone sono state applicate piccole restrizioni ("niente serate fuori, rientro a casa entro le otto, divieto di frequentare teste calde"). Ma la sostanza non cambia molto: a poco più di 4 anni di distanza dall'omicidio della donna, a Burtone sono stati revocati anche gli arresti domiciliari (che gli erano stati concessi nel 2013).
La storia
Tutto inizia l’8 ottobre 2010 nella stazione Anagnina, capolinea della metro A, dopo una lite per la fila alla cassa del bar. Una lite finita in tragedia. Maricica Hahaianu, infermiera romena, mamma trentaduenne di un bambino, viene colpita al volto da un pugno sferrato da Alessio Burtone, un giovane romano. La donna, tramortita, cade a terra e muore alcuni giorni dopo al Policlinico Casilino. A mostrare le fasi dell’aggressione le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza della stazione metropolitana. Il video immediatamente fa il giro del web. Dall’autopsia eseguita sul corpo della giovane donna emerge che a provocare la morte di Maricica Hahaianu e’ stato un profondo trauma cranico provocato dal colpo che a donna aveva ricevuto in faccia tanto da cadere pesantemente a terra. Dopo gli arresti domiciliari Burtone il 18 ottobre 2010 viene portato in carcere.
Il legale del giovane, Fabrizio Gallo, piu’ volte chiede la scarcerazione che viene sempre negata: prima dal tribunale del Riesame e poi dalla quinta sezione penale della Cassazione che conferma la decisione.Alessio Burtone è statto condannato a 9 anni di reclusione, eppure, dopo soli 4 anni, è libero di uscire, andare in palestra e svolgere una vita normale.
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