Uccise il padre per salvare la madre: "Ora avrò la vita che mi è stata negata"

Alex Pompa, il 24enne che uccise il padre per difendere la madre, è stato assolto dall'accusa di omicidio volontario. "Ci sono stati momenti difficili. La mia non è mai stata una famiglia normale"

Uccise il padre per salvare la madre: "Ora avrò la vita che mi è stata negata"

Alex Pompa, il 24enne che la sera del 30 aprile 2020 uccise il padre con 34 coltellate per salvare la madre, è stato assolto dalla Corte d'Assise di Torino perché "il fatto non costituisce reato". Una sentenza che giunge dopo mesi di profonda sofferenza e spasmodica attesa: "Ho urgenza di ricominciare a vivere una vita che non ho mai vissuto" spiega nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano Libero.

La fine dell'incubo

Ricominciare a vivere. Farlo dopo aver trascorso vent'anni col fiato sospeso, con la paura dietro l'angolo e l'ombra di un padre violento davanti ai propri passi. Proverà a gettarsi il passato alle spalle Alex ma prima ringrazia chi, in questi mesi turbolenti, non ha mai smesso di supportarlo: amici, parenti e compagni di classe. "Inizio con ringraziare chi ha creduto in me e mi ha aiutato. - dice - Persone che prima non conoscevo, altre dalle quali non avrei mai preteso nulla". Su tutti, c'è Paolo Fassa, un industriale di Treviso, che si è fatto carico delle spese processuali: "lo lo chiamo il mio 'angelo custode' per me è come un nonno. - racconta Alex - Non mi conosceva, ha visto un servizio al Tg e ha creduto subito in me, specie dopo aver ascoltato le parole dei miei insegnanti. Fassa, che è un industriale di Treviso si è offerto di pagare le spese legali, è lui che mi ha affidato all'avvocato Claudio Strata. Una difesa che senza l'intervento del mio 'angelo custode' non avrei potuto permettermi". Anche i professori e le famiglie dei suoi compagni di classe non lo hanno mai abbandonato in questo percorso: "Non ho chiesto mai nulla, mi hanno giudicato dopo cinque anni di Alberghiero e come dice Fassa, mi stimavano e mi avevano capito. - continua - E poi ci sono, ci tengo particolarmente a dirlo, le famiglie dei miei compagni di classe che si sono offerte di ospitarmi per il periodo degli arresti domiciliari".

Il futuro

Dopo aver conseguito il diploma all'istituto alberghiero, Alex si è iscritto alla Facoltà di Scienze della Comunicazione. In futuro non esclude di poter intraprendere la professione da giornalista. Ora, però, è concentrato sul presente: "Studio e lavoro alla reception di un hotel di Torino. - spiega - Ecco, ringrazio anche loro che hanno scritto ai magistrati una lettera bellissima. Ma voglio approfittare anche per ringraziare la stampa che ha seguito, come il vostro giornale, la mia vicenda con equilibrio. Sì, penso d'aver detto tutto".

Sono passati due giorni da quando la Corte d'Assise di Torino ha pronunciato la formula di assoluzione. La paura di ripiombare nell'incubo di questi mesi infernali non si è ancora sopita così come il timore di un eventuale ricorso in Appello: "Prima devo guardare in profondità, dentro me stesso e ricominciare a vivere senza il timore che tutto possa ricominciare. - dice - Io rispetto la giustizia, sempre. Ma ho trascorso quasi vent' anni tra violenze e minacce a me, a mio fratello Loris e verso mia madre. Se dovessi trascorrerne altri 14 in prigione, cosa resterebbe della mia vita?".

I momenti difficili

Una passato difficile quello di Alex, segnato da privazioni e angherie paterne. "Ci sono stati molti momenti difficili. La mia non è mai stata una famiglia normale. Per noi non sono mai esistiti compleanni, non c'è mai stato un Natale. In famiglia non abbiamo mai vissuto momenti felici. - racconta - Non ho mai potuto essere libero di uscire con gli amici o con la mia fidanzata, senza che il mio pensiero non fosse rivolto a mia mamma, a quello che in casa le poteva accadere. E' stato un inferno. Io non potevo lasciare mia madre da sola. O io o mio fratello dovevamo sempre starle accanto. Ogni sera l'abbiamo sempre abbracciata più forte e più a lungo, temendo di non ritrovarla viva la mattina".

Ma il peggio è passato: "Vorrei avere una vita normale. Magari fare un viaggio con la mia famiglia, questa sì, è una cosa che mi piacerebbe. E anche andare allo stadio insieme a mio fratello Loris a vedere giocare l'Inter".

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