A Bruxelles non perdono tempo. Hanno paura che gli inglesi, usciti dall'Europa, continuino a dominarla. Con che cosa? Elementare, con i film, la cui produzione e vendita internazionale gonfia le casse di un Paese che ha deciso di abbandonare il vecchio continente, pur rimanendo in sala da pranzo. Il Guardian riporta l'esclusiva di una lettera inviata agli Stati membri che dice, fra le altre cose: «L'elevata disponibilità di contenuti britannici nei servizi di video on demand, nonché i privilegi concessi dalla qualifica come opere europee, possono comportare una presenza sproporzionata di contenuti britannici con la quota europea di video on demand e ostacolare una maggiore varietà di opere europee (anche da Paesi più piccoli o lingue meno parlate). Pertanto la sproporzione può incidere sul raggiungimento degli obiettivi di promozione delle opere europee e della diversità culturale previsti dalla direttiva sui servizi di media audiovisivi».
Ora resterebbe da chiarire che cosa intendano, i cervelli fumanti della Comunità europea, per diversità culturale. È impresa ardua, conoscendo alcune decisioni strategiche e non soltanto che della diversità culturale fanno immondizia, cito, ad esempio classico, il cibo, i nostri prodotti inflazionati, falsificati senza alcun intervento deciso, rigoroso, definitivo. Ma stavolta il Regno Unito deve tremare, la serie televisiva The Crown ha superato le mura di Buckingham ed è stata acquistata nel mondo intero, così come Downton Abbey, senza dimenticare, ma non se ne fa cenno, a 007 al servizio di Sua Maestà evidentemente contro la cultura europea.
Stranezze comunitarie, la Brexit ha creato scompensi e disturbi, c'è puzza di vendetta contro l'invasione made in UK e il mezzo miliardo di sterline incassato per la vendita dei diritti internazionali di ogni prodotto audiovisivo, una cifra seconda soltanto agli Stati Uniti. Prodigi della cinematografia britannica? No, prodigi della lingua inglese che, sul mercato, è koinè, una carta di credito illimitata. Forse a Bruxelles hanno dimenticato che il Regno Unito fa ancora parte della Convenzione europea delle televisioni transfrontaliere, fino a quando non ne verrà dichiarata l'espulsione o la conclusione degli accordi. La sproporzione, cui fa cenno la lettera ai vari Stati della comunità, non è dovuta a un potere misterioso ma alle richieste di mercato che si rivolgono proprio alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti per riempire i palinsesti delle diverse nazioni continentali.
Un capriccio politico, di ignoranza imprenditoriale perché è impossibile togliere dal mercato i prodotti originali inglesi o comunque britannici, come quelli statunitensi, l'isola è una realtà geografica e anche politica non può diventarlo anche a livello culturale anche se il superiority complex degli inglesi ogni tanto avrebbe bisogno di qualche nota sul diario.Però toccateci tutto ma non 007. Cito, al riguardo, un pensiero stupendo di Guido Piovene: «Domando scusa, ma non posso cambiarmi, e, se James Bond finirà, andrò sempre a vedere quello che prenderà il suo posto».
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