Usano i contagi per spingere Mattarella al bis

Letta, Di Maio e Conte tentati: rischio troppe assenze in aula. E scatta il pressing

Usano i contagi per spingere Mattarella al bis

Corre la variante Omicron e torna a soffiare il vento del Mattarella bis. Non perché il capo dello Stato sia in qualche modo incline ad un simile scenario, tutt'altro. Quanto perché «congelare» la situazione resta una soluzione che tenta molti, soprattutto nel centrosinistra. E che potrebbe trovare la sponda di un Parlamento il cui unico, vero e solo obiettivo è quello della sopravvivenza della legislatura. Dunque, poco propenso ad eleggere un Draghi che, con buona pace di qualunque intesa preventiva sul governo, traslocando al Colle aprirebbe comunque la riffa per Palazzo Chigi.

Sottotraccia il tema è da settimane argomento di ampio dibattito. Pubblicamente, invece, l'unico che in queste ore si è speso a favore del bis è il deputato dem Orfini. Ha detto in chiaro quello che molti - soprattutto nel Pd e nel M5s - pensano: la corsa al Quirinale «non può ignorare il fatto che il Paese è alle prese con oltre 200mila contagi al giorno», numeri da allarme rosso, «una situazione che non consente scelte avventate». Un ragionamento che fanno in molti, soprattutto chi auspica un'elezione presidenziale che non destabilizzi un sistema già messo duramente alla prova in una legislatura che ha visto tre maggioranze completamente diverse tra loro: M5s-Lega con il Conte 1, M5s-Pd con il Conte 2 e, infine, tutti insieme appassionatamente (tranne FdI) con Draghi. Poi, certo, incidono altri fattori. Come il fatto che Pd e M5s non sono riusciti - almeno fino ad oggi - a convergere su un candidato comune. Non a caso, il segretario dem Letta è un grande tifoso del bis. Come pure lo è Franceschini, capodelegazione Pd nel governo. O, fronte M5s, lo sono Di Maio e - nonostante la distanza con il ministro degli Esteri - Conte. Tutti, magari per ragioni diverse, guardano a questo scenario. Che in pubblico negano con forza e perfino con una punta di fastidio, ma che nelle conversazioni private rimane in cima ai loro pensieri.

È in questo quadro che la variante Omicron potrebbe rivelarsi decisiva. Ad oggi, i parlamentari positivi sono tra i 35 e i 45 (20-25 deputati, 15-20 senatori). E tra loro, per altro, ci sarebbe anche un importante leader di partito. La domanda - che ovviamente si sono posti ai piani alti di Montecitorio - è banale: cosa succede se con il picco previsto per fine gennaio i contagi aumentano? E se su 1.009 potenziali grandi elettori (ad oggi sono 1.007) del capo dello Stato i positivi fossero 100 o 150? E se, per giunta, fossero tutti di uno stesso partito o schieramento?

L'elezione del presidente della Repubblica è normata in Costituzione, quindi non si applica il regolamento della Camera su missioni o malattie. Il quorum, insomma, rimane invariato a prescindere dai votanti effettivi: «maggioranza di due terzi dell'assemblea» i primi tre scrutini, «maggioranza assoluta» dal quarto. Il che significa che anche se dovessero esserci centinaia di contagiati tra i grandi elettori, dal quarto scrutinio in poi il quorum resterebbe comunque a 505. Così fosse, è evidente che - seppure costituzionalmente ineccepibile - l'elezione del nuovo capo dello Stato rischierebbe di portarsi dietro un vulnus. Soprattutto se la contabilità delle assenze dovesse penalizzare un partito più di altri.

Gli uffici della Camera hanno già studiato lo scenario e l'unica via percorribile è quella di gestire la tempistica della convocazione delle votazioni. Che, con un numero alto di contagi, potrebbero slittare magari di qualche giorno. Ma non di più.

E a quel punto sarebbe difficile anche per Mattarella dire no al bis.

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