Il 27 giugno 1980 un aereo Dc9 della compagnia Itavia, decollato dall'aeroporto di Bologna, dopo un'esplosione in aria precipitava in mare tra le isole di Ustica e Ponza. Persero la vita 81 persone (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell’equipaggio). Dopo più di trent'anni di inchieste non si è mai arrivati all'esatta dinamica dei fatti e non si conoscono i responsabili della strage. I processi penali, infatti, si sono conclusi con una nulla di fatto. Oggi però la Cassazione ha stabilito che lo Stato dovrà risarcire i parenti delle vittime. La sentenza in sede civile stabilisce che la strage avvenne a causa di un missile e non di una esplosione interna all'aereo.
Lo Stato, dunque, viene condannato per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli. La Cassazione ritiene che è "abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile" accolta dalla Corte di Appello di Palermo a fondamento delle prime richieste risarcitorie contro lo Stato presentate dai familiari di tre vittime della strage.
Dopo il recupero del relitto, avvenuto tra il 1987 e il 1991, iniziarono le perizie. Emerse che buona parte degli oblò dell'aereo erano rimasti integri. Questo particolare, secondo i periti, avrebbe escluso l'esplosione di un ordigno all'interno del velivolo.
I parenti delle vittime
La decisione della Cassazione "ha ribadito la verità, togliendo ogni altra possibile valutazione", commenta Daria Bonfietti, presidente dell’associazione familiari delle vittime
della Strage di Ustica. Ora "speriamo che si tolga ogni reticenza" nel capire "chi è stato ad abbattere il Dc9"". Per farlo, occorre "che il Governo del mio Paese si attivi per farsi dare risposte" dagli stati esteri. E il riferimento, implicito, è alla Francia (sarebbe stato un missile francese a colpire l'aereo) e agli Stati Uniti.
Il generale Tricarico
L'ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Leonardo Tricarico, parla di "assurda contraddizione tra l’odierna sentenza civile di Cassazione e quella penale della stessa Cassazione, l’ennesima dimostrazione che in Italia la giustizia non funziona. Come cittadino - prosegue - sono allibito nello scoprire che la Cassazione abbia confermato gli esiti
paradossali di un procedimento civile davanti a un giudice monocratico in forma prevalentemente scritta rispetto a quelli di un procedimento penale con 1.750.000 pagine di istruttoria, 4.000 testimoni, 277 udienze in contraddittorio diretto tra le parti. A questo, purtroppo - conclude - temo non sia estranea l’incapacità dello Stato di difendersi in giudizio".
Crocetta: Sicilia sarà parte civile
"Ho già contattato l’avvocatura dello stato per la costituzione di parte civile della Regione Sicilia e l’avvio di un procedimento per rafforzare la richiesta di risarcimento dei danni a favore delle famiglie delle vittime", ha detto il presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta a Bruxelles.
Quella tragica notte
Partito in ritardo, alle 20.08 anziché alle previste 18.30 di quel venerdì sera, il volo IH870 era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13. Diciassette minuti prima, alle 20.56, il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo imminente arrivo parlando con "Roma Controllo". Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri. L’aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d’azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca del mancato arrivo a Palermo dell’aereo. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca fece partire le operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell’aeronautica, della marina militare e delle forze Usa. Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC 9. E poco dopo furono avvistati i primi corpi senza vita galleggiare nell'acqua.
La tesi di Cossiga: fu un missile francese
L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga qualche anno fa disse che ad abbattere il Dc9 sarebbe stato un missile lanciato da un aereo francese, che voleva colpire un aereo libico (guarda il video del documentario di Giampiero Marrazzo, direttore dell'Avanti! online). "La sentenza della Cassazione - sottolinea Marrazzo - coincide con la tesi affermata da Cossiga, nell’inchiesta da me condotta e nel procedimento portato avanti dall’avvocato Daniele Osnato, legale dei familiari delle vittime".
Sono felice - conclude il direttore dell’Avanti! - che, una volta per tutte, una sentenza che affermi le responsabilità di chi allora doveva controllare la sicurezza dei cieli italiani. Un ultimo passo sarà comprendere da chi sia stato sparato il missile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.