Brutte notizie per chi attende un vaccino contro il Coronavirus. Secondo il dottor Pier Paolo Pandolfi, genetista, biologo molecolare e professore presso la Harvard Medical School, l'Italia dovrà attendere parecchio per veder arrivare le prime dosi. Ad usufruirne inizialmente sarà infatti l'America, principale promotrice, soprattutto a livello finanziario, della ricerca.
Stando a quanto riferito dallo studioso durante una sessione informativa via web dal titolo “Pandemia Covid-19: la strada per una cura” moderata da Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute, gli Stati Uniti hanno già donato ben 450 milioni di dollari alla società di biotecnologia Moderna, attualmente impegnata nella ricerca di un vaccino efficace per contrastare il Coronavirus. Secondo gli ultimi dati forniti, la società sarebbe più avanti rispetto alle altre nello sviluppo di un vaccino, tanto da essere passata alla fase due dello sviluppo.
Il dottor Pandolfi ha tuttavia spiegato che, una volta ottenuto un risultato soddisfacente, la difficoltà starà proprio quella di distribuirlo ai tanti paesi che ne faranno richiesta. Per spiegare meglio il concetto ha fatto l'esempio degli annuali vaccini contro l'influenza stagionale.
“Ogni anno si devono produrre centinaia di migliaia di dosi e nel mondo ci sono pochi centri. Si parla di 200 milioni di dosi perché va solo alla popolazione a rischio. Immaginiamo cosa succederà con il vaccino per il Coronavirus, destinato a tutti: si dovrebbe distribuire su scala globale, ma la produzione diventerebbe uno dei problemi più seri. Il virus poi non è stabile, continuamente muta. Dovremo fare un vaccino semestrale o annuale e questo richiederà uno sforzo mostruoso”, ha dichiarato il professore, come riportato da Dagospia. “Tutto il movimento sta spingendo dalla stessa parte. Si troverà un vaccino, perché questo virus è molto immunogenico, viene visto molto bene dal sistema immunitario. Ad esempio il vaccino che sta sperimentando la società americana Moderna probabilmente funzionerà. Ma ci vorranno anni produrne in vasta scala”, ha aggiunto. “Se il virus muta, servirebbe comunque aggiustare il vaccino, come succede per quello dell'influenza, che viene cambiato ogni 2 o 3 anni. Non a caso è quadrivalente, va contro 4 diversi ceppi e probabilmente faremo così anche per il Coronavirus. Gli Stati Uniti hanno dato 450 milioni di dollari a Moderna. Questo vuol dire che le prime dosi ovviamente andranno agli americani e forse in Italia arriveranno tre anni dopo. Questo ragionamento va discusso perché in fase di pandemia i finanziamenti sono intersecati ed è molto importante come aspetto”.
Dal momento che per il vaccino ci sarà da attendere, il dottor Pandolfi ha proposto un'alternativa più rapida. Nel corso della informativa, ha infatti parlato del progetto a cui sta lavorando insieme al professor Giuseppe Novelli, dell'università di Tor Vergata. I due scienziati, infatti, stanno sperimentando degli anticorpi monoclonali da utilizzare contro il Covid-19. “Daremo questo farmaco solo ai pazienti con una sintomatologia avanzata, come lo sviluppo della polmonite”, ha spiegato lo scienziato, che si è detto certo di poter aver pronti gli anticorpi per il prossimo autunno. “Avremo tempi molto più brevi rispetto al vaccino. Ipotizziamo che questo vada sul mercato nell'estate del 2021, ma se il virus non si attenua ci saranno moltissime persone fino ad allora che andranno a soffrirne. Se invece entriamo in fase di produzione dell'anticorpo bloccante, la distribuzione inizierà entro la fine dell'anno. Diventerà fondamentale produrlo per il proprio paese. La speranza mia e del professor Novelli è che venga portato in Italia per la sperimentazione clinica e la produzione quanto prima. Sarà complementare al vaccino, che comunque sarà molto utile per evitare che l'epidemia continui a cuocere”, ha affermato Pandolfi.
Dal momento che vi sono molte società impegnate nella ricerca di un vaccino o di una cura a base di anticorpi bloccanti, il professore ha consigliato al governo italiano di farsi avanti nella negoziazione, così da garantirsi almeno alcune centinaia di migliaia di dosi. La competizione per ottenere vaccini e medicinali sarà infatti fortissima.“Le nazioni che hanno un Pil più alto avranno la possibilità di fare offerte più elevate alle industrie farmaceutiche. Ci sarà un problema non solo di accaparramento e produzione, ma anche di prezzi delle dosi”, ha infatti affermato senza mezzi termini Pandolfi. “Il caso di Moderna: gli Usa hanno mostrato di essere in grado di acquistarsi, di fatto, l' intera produzione. Gli altri Paesi così rimangono tagliati fuori. E in questi Paesi, Italia compresa, il vaccino arriverebbe tardi”, ha aggiunto.
Quanto alla diminuzione di aggressività del Coronavirus, lo scienziato si è mostrato
prudente: “I dati sono troppo limitati. Forse ora è meno infettivo. Dovrebbe avere meno capacità di resistere sulle superfici. E se scema l'infettività, diminuisce l'impatto sul sistema sanitario”, ha commentato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.