Quando sono stati immessi sul mercato, gli unici dati disponibili sui vaccini anti-Covid riguardavano l'efficacia contro la malattia grave perché era impossibile stabilire la durata della protezione. Dopo quasi un anno, adesso, si sa: l'unico vaccino monodose, il siero Janssen della Johnson&Johnson, ha una protezione che cala rapidamente dopo due mesi. Necessario, quindi, che la popolazione vaccinata con J&J faccia la seconda dose di richiamo.
Via libera dal Ministero
A giorni, infatti, arriverà una nuova circolare dal Ministero della Salute che darà il via libera immediato alla dose di richiamo per quel milione e 844mila italiani che avevano ricevuto il vaccino monodose americano. Così come accaduto dopo l'esclusione di AstraZeneca, si potrà scegliere se fare la vaccinazione eterologa con uno dei due vaccini ad Rna messaggero (Pfizer o Moderna) oppure continuare sempre con J&J. Parallelamente alla somministrazione della terza dose attualmente in vigore per Over 60 e super fragili, si apre quest'altra strada dopo i risultati dell'Fda americana che annotano un preoccupante quanto veloce calo degli anticorpi dopo soli 60 giorni dalla somministrazione.
Chi ha ricevuto il vaccino J&J
Ma qual è l'identikit di chi ha voluto il monodose? In realtà non c'è, si tratta di una popolazione eterogenea composta da giovani e anziani, donne e uomini, che alcuni mesi fa volevano immunizzarsi immediatamente senza aspettare le settimane di rito per fare la seconda dose. Con il richiamo, il loro green pass sarà valido per altri 12 mesi ma soprattutto riceveranno una nuova e più efficace protezione contro le varianti del Covid-19. "Per chi ha fatto Johnson&Johnson servirà un richiamo in tempi molto brevi: a sei mesi dalla vaccinazione si inizierà a procedere, tenendo in considerazione l'età, ma verosimilmente una terza dose sarà necessaria per tutti", ha appena affermato il sottosegretario al Ministero della Salute, Pierpaolo Sileri, ospite alla trasmissione "The Breakfast Club" su Radio Capital.
Terza dose procede a rilento
Intanto, però, arrivano notizie poco confortanti sulla terza dose per la popolazione più fragile: l'ultimo aggiornamento di alcune ore fa sottolinea come l'abbiano ricevuta soltanto il 24,3% di di immunocompromessi, malati oncologici, trapiantati e pazienti Hiv e il 28,4% di sanitari, ospiti ed operatori di Rsa e anziani al di sopra dei 60 anni. Il totale fa poco più di un milione. Se non si accelera, a gennaio 2022 si rischia di non poter allargare la platea per le dosi booster anche ai più giovani e senza patologie, visto che dopo 6-9 mesi l'efficacia anticorpale cala per tutti i vaccini.
"Immediati e spediti"
Contrariato anche il generale Figliuolo, che nei giorni scorsi ha tirato le orecchie le Regioni sulle tempistiche a rilento della terza dose considerando l'ampia disponibilità vaccinale. L'invito è stato a procedere "con immediatezza ad effettuare i richiami vaccinali in parallelo a tutte le categorie indicate, fermo restando il solo vincolo del rispetto dell'intervallo temporale di almeno 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario". Gli fa eco Sileri, che stabilisce quale debba essere l'esatta tabella di marcia per non ritrovarci con amare sorprese dentro l'alberto di Natale.
"Entro l'anno si procederà con la terza dose per anziani e personale sanitario, poi da gennaio il resto della popolazione, scaglionato in base a quando è stata somministrata la prima e la seconda dose", sottolinea, auspicando che l'Aifa acceleri questo percorso perché "c'è un boom di contagi in alcuni paesi europei: anche se possono sembrare paesi lontani, il rischio c'è anche per noi, perchè con l'aumento dei casi aumenta il rischio che si diffondano nuove varianti", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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