Ci sono i "cold case". E poi quelle storie che, se di fatto non rientrano tra i cosiddetti "delitti a pista fredda", conservano una narrazione scivolosa, tracimante ipotesi e sospetti. Come la morte della contessa Francesca Vacca Agusta precipitata dalla scogliera di Villa Altachiara a Portofino, in una fredda e ventosa sera di gennaio.
Il mare restituì il cadavere della nobildonna, 58 anni, dopo 14 giorni di ricerche. Il corpo senza vita di Francesca fu rinvenuto su una spiaggia di Cap Bénat in Costa Azzurra, trasportato dalle correnti marine a 347 chilometri dalla costa ligure. Le indagini, coordinate dalla procura di Chiavari, conclusero per una "caduta accidentale", escludendo da ultimo l'ipotesi di omicidio. Eppure sulle circostanze del decesso soffia ancora oggi un vento di mistero: un tragico destino o il delitto perfetto?
"C’è una ipotesi per così dire 'di mezzo', cioè che la contessa abbia 'volontariamente' preso la strada della scogliera in uno stato di alterazione della percezione della realtà, del tipo allucinazione, dovuto o al disturbo psichico di cui soffriva o allo stato di intossicazione in cui versava", spiega alla redazione de ilGiornale.it la criminologa Roberta Sacchi.
Chi era Francesca Vacca Griffagni Agusta
Francesca Vacca Griffagni nasce nell'ottobre del 1942 a Genova da una famiglia benestante del capoluogo ligure, città dove trascorre l'infanzia e l'adolescenza. Dopo aver concluso la scuola dell'obbligo consegue il diploma in segretariato d'azienda. Ma la sua indole vivace mal si confà con la prospettiva del lavoro d'ufficio, dove il tempo è scandito dal ticchettio della macchina da scrivere. Francesca è dotata di uno spiccato gusto estetico, ama la moda, i gioielli e le riviste patinate. E poi è bella, di una bellezza venusiana, fuori dall'ordinario. Poco più che 20enne trova impiego come commessa in una lussuosa atelier. Di tanto in tanto arrotonda lo stipendio facendo l'indossatrice.
Nell'estate del 1967 arriva il colpo di fortuna. Francesca va spesso a ballare alla discoteca Nepentha, un locale di Milano frequentato da scapoli d'oro e volti noti del jet set. Tra questi vi è anche il conte Corrado Agusta, conosciuto come il "re degli elicotteri", che ha fatto la sua fortuna costruendo e vendendo velivoli. Nonostante la notevole differenza d'età, circa 20 anni, tra i due è amore a prima vista.
La vita mondana
Nel 1974 Francesca sposa il suo amatissimo Corrado acquisendo, oltre al cognome, anche il titolo nobiliare di contessa. I primi anni di matrimonio scorrono lieti tra crociere ai Caraibi, week-end romantici a Parigi, fughe d'amore a New York e lunghi soggiorni ad Acapulco, dove la famiglia Agusta possiede una splendida residenza di epoca coloniale. Bella tanto quanto Villa Altachiara, la meravigliosa abitazione prospiciente il mare di Portofino in cui la coppia risiede quando si trova in Italia. Con loro, oltre a una nutrita schiera di cuochi, maggiordomi e giardinieri, vive anche Rocky Agusta, primogenito del conte nato dal precedente matrimonio con Marisa Maresca, una ballerina.
Francesca è una perfetta padrona di casa. Organizza cene, aperitivi in terrazza e feste mondane a cui partecipano politici e importanti uomini d'affari. È stimata e ben voluta da tutti, ammirata per la sua straordinaria intraprendenza. Negli anni '80 Villa Altachiara è la mecca degli uomini d'affari e dei rampolli d'azienda.
Dal jet set all'esilio: l'amore con Maurizio Raggio
Il lusso sfrenato, gli yatch e le parure di diamanti però non sono il passe-partout per la felicità. Lo sa bene Francesca che, nonostante gli agi e la notorietà, resta una donna profondamente inquieta. Giorno dopo giorno, le incomprensioni col marito si trasformano in litigi furibondi con vasi e porcellane mandate in frantumi contro le pareti in stile vittoriano di Villa Altachiara. Finché un giorno del 1984 il conte Corrado Agusta le mette sotto al naso la pratica di divorzio da firmare con tanto di sostanziosa "buonuscita": un vitalizio miliardario, case, gioielli e la residenza di Portofino. Le loro strade si dividono per sempre; il "re degli elicotteri" morirà nel 1989 per via di una malattia.
Francesca non è più la ragazza gioiosa e spensierata di un tempo ma continua a essere una donna di grande carisma. Un fascino a cui non resiste neanche Maurizio Raggio, l'ex barman della Gritta, il locale del porto dove la contessa è solita sorseggiare il suo amatissimo Rossini. Tra i due scoppia una passione travolgente, di quelle che bruciano in fretta tutte le tappe. Francesca se ne innamora perdutamente, al punto da coinvolgerlo negli affari di famiglia. La loro storia finisce però nel 1997: è la contessa a lasciare Raggio, anche se continuerà ad amarlo per il resto della sua breve esistenza.
I giorni bui
Residente in pianta stabile a Portofino da quell'anno, Francesca non brilla più come un tempo. Le feste, gli aperitivi e le vacanze in barca sono solo un ricordo lontano. E allora decide di ripopolare Villa Altachiara con nuovi inquilini. Tra questi vi sono l'amante Tirso Chazaro, un faccendiere messicano, e la giovane amica Susanna Torretta. Ma la contessa continua a essere profondamente inquieta e malinconica. Fino a quando la tristezza lascia il posto alla depressione che Francesca prova a calmare con qualche pastiglia di Stilnox (un sedativo, ndr) e un sorso di whiskey prima di coricarsi.
Ma cosa tormenta Francesca? Quali sono le sue fragilità? "Possiamo definire le caratteristiche di personalità della contessa dalle poche interviste ma soprattutto delle persone che l’hanno frequentata più intimamente negli anni. Che in realtà non sono molte, e già questo dato ci fornisce un’indicazione sul fatto che, a dispetto della mondanità, la contessa fosse per natura poco incline alle relazioni interpersonali - spiega alla nostra redazione la criminologa Roberta Sacchi - Chi l’ha conosciuta bene descrive una donna forte e fragile allo stesso tempo, entusiasta della vita e infelice, sicura di sé e alla ricerca di sé. Caratteristiche opposte che mi fanno pensare a un'instabilità nella percezione che la contessa aveva della propria persona. Un'ambivalenza tipica delle personalità borderline".
La "scomparsa" in mare
La mattina dell'8 gennaio 2001 Francesca si sveglia pressappoco all'ora di pranzo. Non ha voglia di vestirsi né di avere gente tra i piedi. Gira per casa in accappatoio e ciabatte fino al tardo pomeriggio. Di tanto in tanto si rifugia nella "stanza rossa", la camera di Villa Altachiara che ha riservato per Maurizio Raggio. Fa qualche telefonata: dapprima al fratello Domenico poi allo stesso Raggio che è via dall'Italia per lavoro. In casa con lei ci sono Tirso Chazaro, Susanna Torretta e la servitù. Attorno alle 7 della sera Francesca decide di uscire in giardino: "Vado a farmi un bagno", dice. E poi sparisce di là dal muretto che separa il parco della villa dallo strapiombo.
Fuori soffia un vento gelido, in casa regna un silenzio tombale. Verso le 21 Susanna e Tirso cominciano a insospettirsi per l'assenza prolungata della contessa. Dopo averla cercata invano nei pressi dell'abitazione, telefonano ad amici e conoscenti: nessuno sa dove sia finita Francesca. A quel punto, decidono di allertare i carabinieri. I militari perlustrano palmo a palmo la residenza, cercano indizi, scattano foto e interrogano i presenti. Dopo 70 ore di ricerche a vuoto, i sommozzatori trovano un accappatoio bianco, squarciato sul dorso, incastrato tra le rocce sottomarine a circa 18 metri di profondità: è quello della contessa.
Le circostanze sono sospette. Così come lo è il ritrovamento di una ciabatta, e di un paio di occhiali da sole, in una piccola insenatura della parete scoscesa che dalla terrazza di Villa Altachiara termina a picco nel mare. L'ipotesi che Francesca possa essere precipitata in acqua sembra inverosimile ma per gli inquirenti è l'unica via percorribile. Il corpo senza vita della nobildonna fluttua tra le onde da giorni, lontano dagli obiettivi dei fotoreporter che si sono appostati su imbarcazioni di fortuna a caccia dell'esclusiva. I media assediano il porto di Santa Margherita Ligure.
Il ritrovamento del cadavere
Il colpo di scena arriva 14 giorni dopo la tragedia. È il 22 gennaio quando un gruppo di turisti avvista un cadavere al largo delle acque di Cap Bénat, tra Saint Tropez e Tolone, in Costa Azzurra. Le autorità francesi procedono con gli accertamenti di routine ma soltanto dopo 48 ore si rendono conto che quel corpo senza vita, martoriato dai pesci e corroso dallo iodio, potrebbe rispondere all'identità della contessa Vacca Augusta. Domenico Vacca Griffagni, il fratello di Francesca, si precipita in Francia per formalizzare il riconoscimento.
L'autopsia eseguita dai medici francesi evidenzia lesioni superficiali su gambe e braccia della 58enne. E poi c'è una ferita sospetta al cranio, quasi fosse una sorta di taglio profondo dietro la nuca. Il sostituto procuratore di Chiavari, Margherita Ravera, vuole vederci chiaro sulle circostanze del decesso e annuncia a mezzo stampa che indagherà per omicidio.
Gli accertamenti medico-legali
In meno di 24 ore, il corpo della nobildonna è già sul tavolo operatorio del San Martino di Genova per una nuova autopsia. Il medico legale Carlo Torre ritiene che la ferita al capo sia compatibile con l'ipotesi di una caduta rovinosa dall'alto. Verosimilmente Francesca è morta prima di precipitare in acqua battendo la testa contro le rocce. Ma non è tutto. Gli accertamenti cadaverici restituiscono un altro dato importante: nel corpo della contessa non ci sono tracce né di psicofarmaci né di alcol. Eppure alcune delle persone vicine alla vittima sostengono di averla vista aggirarsi per le stanze di Villa Altachiara, poche ore prima della tragedia, con una bottiglia di whiskey. E poi ci sono quelle pastiglie di Stilnox di cui, a quanto pare, Francesca avrebbe abusato negli ultimi tempi. Qualcuno mente? Si tratta di un depistaggio?
L'autopsia psicologica
Un altro elemento fondamentale ai fini delle indagini è l'esito dell'autopsia psicologica. Dai referti post-mortem emerge che la contessa fosse affetta da "regressione infantile". "Non sappiamo se la contessa fosse affetta da uno o più disturbi perché solo l’osservazione e una valutazione clinica approfondita ci consente di fare una diagnosi - chiarisce la criminologa Roberta Sacchi - Tuttavia, ancora una volta, sono le informazioni trapelate in seguito alla vicenda che ci aiutano. Sappiamo per certo che la contessa utilizzava cocaina, sedativi, che beveva molto e che negli ultimi tempi aveva manifestato importanti fluttuazioni del perso corporeo. Sappiamo che, specialmente da giovane, conduceva una vita 'sopra le righe'. Sappiamo ancora, dalle dichiarazioni rilasciate da chi viveva con lei a Villa Altachiara, che spesso diventava irascibile per poi tornare alla normalità in breve tempo. Così come sappiamo che aveva dei moti impulsivi, come quando sfregiò con una chiave la macchina del signor Raggio scrivendoci 'ladro'. Ciò che più colpisce era il suo nascondersi in attesa che qualcuno andasse a cercarla. Un gioco del nascondino fatto in età adulta che correttamente lo psichiatra incaricato di redigere una autopsia psicologica dopo la morte, ha definito 'regressione infantile'".
Ma non è tutto. "Sono certa che non si sia trattato di un unicum perché i soggetti adulti che mostrano una regressione infantile tipicamente hanno più manifestazioni regressive, per esempio si sdraiano in posizione fetale, abbracciano un peluche, piangono sonoramente e così via come difesa da emozioni che ritengono insostenibili e ingestibili - prosegue l'esperta - Susanna Torretta, che ha conosciuto molto bene la contessa, ha riferito che la contessa manifestava questo comportamento di regressione infantile e aveva forti manifestazioni di rabbia specialmente quando si sentiva abbandonata o trascurata da Maurizio Raggio, che probabilmente è stato il grande amore della sua vita. Le persone con disturbo borderline hanno esattamente queste manifestazioni quando sperimentano il timore reale o percepito di essere state abbandonate. Con le cautele del caso, è possibile che la contessa Agusta soffrisse di disturbo borderline. Peraltro l’abuso di psicofarmaci, alcool e droga e le fluttuazioni del peso corporeo sono tipici di questi pazienti".
Suicidio, omicidio o morte accidentale?
Dalla tragedia al "giallo" il passo è breve. Ma è dura per gli inquirenti districarsi in quel marasma di testamenti contesi tra gli amanti della contessa e le dichiarazioni "deboli" dei testimoni. Sul luogo del crimine, o presunto tale, non emergono indizi a sostegno della pista delittuosa. Quanto invece ci sono elementi che favoriscono l'ipotesi della caduta accidentale: un volo fatale di circa 80 metri nel vuoto. "Non c’è stato nessun omicidio. La contessa è scivolata sugli scogli dal terrapieno dove si era nascosta, in accappatoio e ciabatte. A gennaio alle 7 di sera il fogliame è umido ed è buio. Se poi fosse vero, come sostenuto dalla Torretta e dal Chazaro, che la contessa aveva bevuto più di mezza bottiglia di whiskey, la sua percezione del pericolo può essere stata fortemente alterata, fermo restando che anche l’equilibrio in quelle condizioni è precario", spiega la dottoressa Sacchi.
Ma il suicidio non è la sola possibilità. "Sebbene teoricamente il suicidio non possa essere del tutto escluso, alcuni elementi mi lasciano propendere per l’incidente. Il primo è il dato medico legale secondo cui la contessa presentava sulle mani lacerazioni da tentativo di afferrare gli scogli. Il secondo è che, date le caratteristiche di personalità, la contessa avrebbe manifestato platealmente questa sua intenzione - precisa la criminologa - C’è poi un'ipotesi per così dire 'di mezzo', cioè che la contessa abbia 'volontariamente' preso la strada della scogliera in uno stato di alterazione della percezione della realtà, del tipo allucinazione, dovuto o al disturbo psichico di cui soffriva o allo stato di intossicazione in cui versava. Intendo che può aver percepito la scogliera come un viale, un prato, qualsiasi cosa. Questi episodi di allucinazione si riscontrano sia in soggetti borderline che in soggetti in preda a intossicazione da psicofarmaci, alcool e droghe. Se, come verosimile, la contessa soddisfaceva entrambi questi criteri, l’ipotesi è probabile".
Tra maledizione e mistero
Sono passati 21 anni dalla morte della contessa e sono ancora molti gli interrogativi irrisolti. È vero che la contessa avesse scritto un nuovo testamento due giorni prima della tragedia? Se sì, chi strappò le ultime pagine? Che fine hanno fatto i suoi gioielli? È stata vittima di un complotto? Annetta Riccobaldi, storica governante della contessa, non ha mai creduto all'ipotesi del suicidio: "Francesca non sarebbe mai uscita nel parco a gennaio, al buio della sera, in accappatoio e pantofole.
Magari simulando l'incidente, qualcuno quella sera l'ha scaraventata giù dal parco che terminava a picco sulla scogliera", ha dichiarato nel corso di un'intervista. Sta di fatto che resta la leggenda della maledizione su Villa Altachiara e il mistero di un cuore inquieto, quello di Francesca Vacca Griffagni che, forse, non ha mai trovato pace.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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