Renato Vallanzasca torna a farsi sentire: "Del denaro non me ne è mai importato niente. Una baita in montagna, champagne e bella compagnia, questo conta. Sembra poco?". Intervistato da Repubblica l'ex bandito della Comasina a 64 anni compiuti, di cui solo una ventina vissuti in libertà, insiste su un punto: non ho mai ucciso per soldi. Anche se, a fine "carriera" può vantare condanne pari a quattro ergastoli e 295 anni di carcere. L'ultima condanna, a dieci mesi, gli è arrivata dopo che è stato sorpreso a rubare in un supermercato (slip e qualche attrezzo da giardinaggio). Se non ci fosse stato quell'episodio oggi sarebbe fuori, invece vive ancora dietro le sbarre. Su quell'episodio, l'ultimo che lo ha vista protagonista, continua a professarsi innocente: "Qualcuno mi ha incastrato. Sul processo, lasciamo perdere: tutto quello che ho chiesto, dalle impronte sulla merce al confronto con chi mi accusava, mi è stato negato". E insiste: "Nei mille tribunali dove sono stato, mi sono preso anche responsabilità non mie. Quali? Acqua passata, Ma stavolta, dai...".
Oggi divide il carcere di Opera con diversi detenuti "illustri": Bernardo Provenzano, ex capo della mafia, Mario Moretti (Br), gli Schiavone (ex leader dei Casalesi), fino a Fabrizio Corona, l'ex re dei paparazzi. I passatempi? Ognuno cerca di trovare qualcosa per occupare la mente. Dalla lettura, alle partite a pallone. E di notte c'è spazio anche per i sogni: "Cosette a sfobndo sessuale. Saranno tutti i porno che girano in galera".
Una delle poche conquiste di cui va fiero Vallanzasca è la decisione, presa di colpo, di smettere di fumare: "Ne fumavo centodieci al giorno, poi stop. Ho il fiato grosso per le scale. Devo avere qualcosa ai polmoni. E non è che l'arietta di Opera aiuta...".
Il suo primo arresto risale al 28 febbario 1972, qualche giorno dopo una rapina a un supermercato.
Di carceri ne ha girate parecchie, sono tutte diverse ma appiattiscono ogni ricorrenza: "Lei dov’era l’11 settembre? O quando abbiamo vinto il Mondiale del 1982? Ogni persona - spiega nell’intervista - sa perfettamente cosa faceva in giorni così. Io no, forse ero in qualche braccetto speciale. I carceri non sono tutti uguali ma rendono tutto uguale".
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