Il Vaticano insiste sul Global compact e spera in un ripensamento

Il Vaticano spera che l'Italia e gli altri Paesi scettici ci ripensino, aderendo così al Global compact. Il rilancio della Santa Sede sull'accoglienza

Il Vaticano insiste sul Global compact e spera in un ripensamento

Il Vaticano non ha alcuna intenzione di mollare la presa sul Global compact. La Santa Sede ha individuato nel multilateralismo diplomatico l'argine principale in grado di porre un freno alle politiche restrittive degli esecutivi populisti.

Papa Francesco lo ha chiarito agli ambasciatori accreditati nello Stato che presiede. E in questa storia - come tutti sapranno - ha un rilievo pure la posizione dell'Italia, che si è schierata dalla parte degli Stati Uniti e dei paesi di Visegrad, da quella - insomma - delle nazioni contrarie a gestire l'accoglienza dei migranti attraverso un coordinamento verticistico.

Ma dalle parti di piazza San Pietro confidano in un ripensamento. Lo ha dichiarato padre Baggio in questa intervista rilasciata a Vatican Insider: "Noi siamo profondamente convinti - ha detto - che la risposta globale sia la più opportuna al fenomeno delle migrazioni, ci auguriamo, sinceramente - l’ha detto anche il cardinale Parolin con parole molto chiare - che chi ha fatto un passo indietro possa ripensarci e aderire, magari trovando anche quei chiarimenti particolari che sembrano essere necessari". Il consacrato in questione è deputato a parlarne perché ricopre la carica vice del cardinale Peter Turkson, all'interno del dicastero, quello per lo Sviluppo umano integrale, che ieri ha pubblicato un documento sulla cosiddetta "pastorale dell'accoglienza".

Nel testo viene sostenuta la tesi per cui la "linea dura" favorirebbe la tratta degli esseri umani. Una gestione sovranazionale delle problematiche, allora, costituirebbe l'unica soluzione possibile. Il Vaticano, poi, ha partecipato alla stesura del Global compact, proponendo cinque punti da inserire nel trattato. Le istituzioni ecclesiastiche non si tireranno indietro. Il caso della nave Sea Watch sembra aver convinto Bergoglio che non esiste altra possibilità che una ferma opposizone. Stando a quanto si è appreso in questi ultimi due giorni, il pontefice argentino avrebbe comunicato alla Conferenza episcopale italiana che "nulla osta" ad alzare il tiro nei confronti del governo del Belpaese. Tutto lascia pensare che nei prossimi mesi arriveranno ulteriori critiche alla chiusura dei porti e alle altre iniziative messe in campo dal Viminale.

L'arbitrio del potere esecutivo statale - in Vaticano ne sono certi - deve essere mitigato dalla concertazione. Sempre padre Baggio ha specificato che: "Tutti i Paesi che sono firmatari della Convenzione di Palermo e dei protocolli aggiuntivi si sono impegnati direttamente in questo (stimare numericamente il fenomeno della tratta degli esseri umani, ndr), lo stesso deve fare l’Ue. Anche le autorità devono essere competenti sul fenomeno, bisogna fare un cammino unitario: le istituzioni, la Chiesa, tutti i soggetti del terzo settore che lavorano in questo campo".

Non si può agire in solitaria, insomma. Altrimenti - in Vaticano sono certi anche di questo - si finisce col favorire i trafficanti.

L'obiettivo è lo stesso: interrompere l'azione di chi sfrutta il sistema dell'accoglienza, promettendo il "Nirvana di Instagram", come lo chiamava Stephen Hawking, a coloro che tentano di raggiungere le coste europee, ma le modalità selezionate per giungere al risultato - quelle dei populisti e quelle degli ecclesiastici - sono diametralmente opposte.

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