Come per quasi ogni vicenda "vaticana" che sia balzata agli onori delle cronache con grande intensità, l'ombra di qualcosa di celato (almeno sino a questo momento) ha iniziato a manifestarsi: pure la storia del palazzo di Londra - quello che il Vaticano ha venduto da poco, facendo registrare una discreta perdita economica (che era comunque stata preventivata) - è condita da contorni intriganti.
Al netto dei circa 33 milioni di deficit previsto (è un dato complessivo), la faccenda del "palazzo di Londra" è oggetto di quello che le cronache hanno definito "processo del secolo". Vi è una certa attesa per capire come andrà avanti il tutto, pure per la natura paradigmatica in materia di "trasparenza" che lo scandalo ha acquisito nel corso del tempo.
Papa Francesco vuole che la "trasparenza" diventi la regola e quindi ci si attende che il procedimento del tribunale della Santa Sede tracci (o continui a tracciare) una strada già segnata (quantomeno sotto il profilo della impostazione generale). Per dirla con Jorge Mario Bergoglio: "scoperchiare la pentola dall'interno" affinché certi fatti non accadano più.
Stando a quanto ripercorso da Il Corriere della Sera, però, sarebbe possibile, per la faccenda del "palazzo di Londra", elencare pure alcune particolarità quantomeno curiose sotto il profilo giornalistico. Il tutto deriverebbe dal materiale degli interrogatori. Qualcosa che tornerà magari utile a chi, in futuro, vorrà scrivere libri sulla vicenda.
Si va infatti dalla presunta attività di quella che viene chiamata "intelligence parallela" a delle fotografie che sarebbero state "tratte" in maniera indebita attraverso videocamere predisposte alla sorveglianza di una stanza, passando per "contatti" tra alti ecclesiastici e quelli che la fonte sopracitata chiama "maneggioni dell'intelligence".
Circostanziando le informazioni che Il Corriere della Sera ha messo nero su bianco, si legge di come il sostituto della segreteria di Stato, mons. Pena Parra avrebbe avuto la possibilità di controllare il broker Torzi "grazie ad un sistema di videosorveglianza". Poi c'è la storia di un ingegnere italo-britannico che avrebbe "rotto" con Torzi per iniziare a lavorare per la stessa segreteria di Stato (uno degli attori dello scandalo del palazzo di Londra). La fonte chiama questo passaggio il "mistero Capaldo". E ancora spunta un "signor Gianni O." che sarebbe in qualche modo accostabile ad attività d'"intelligence".
L'attenzione viene poi posta su un pranzo tra monsignor Perlasca ed il cardinal Becciu. In relazione a questo passaggio, che riguarda un interrogatorio, un gendarme del Vaticano avrebbe affermato quanto segue: "No, voglio dire, allo Scarpone c’è stato un incontro tra di voi qualcuno ha paventato l’idea che ci fosse una videoregistrazione ma non è stato fatto nulla, sia ben chiaro. Cioè noi in Italia non andiamo a fare alcun tipo di attività, nel modo più assoluto".
Infine: una lettera anomina ventilata da monsignor Pena Parra ed un presunto tentativo di "contro-spionaggio" da parte del broker Torzi.Elementi, insomma, che tendono a condire una vicenda già complicata di per sé e che continua ad essere analizzata dagli organi preposti in Vaticano.
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