Arrivano verità e giustizia per Elena Majoni, ex moglie del regista Gabriele Muccino. Dieci anni fa lo denunciò per violenza domestica, ma non venne creduta. Poi la svolta: Silvio Muccino ammette di aver mentito per proteggere il fratello e ritratta la sua deposizione. Elena ottiene la custodia esclusiva del figlio e può finalmente tornare a camminare a testa alta.
La conclusione di questa tormentata vicenda viene raccontata da La 27 Ora del Corriere della Sera in occasione della Giornata Internazionale della Donna perché possa essere d'esempio per altre che vivono una situazione di violenza.
Il matrimonio tra l'ex violinista Elena Majoni e Gabriele Muccino inizia nel 2002 e si conclude nel 2006, non prima di aver avuto un figlio, nato nel 2003. In quel periodo, lui le mette le mani addosso, la picchia, la prende a schiaffi. Poi l'ultimo grave episodio che danneggia irreparabilmente la vita di Elena e la spinge a porgere denuncia.
"L’episodio è avvenuto mentre eravamo in vacanza d’estate in Toscana a seguito di un banale diverbio - racconta Elena - Gabriele mi ha dato uno schiaffo a mano aperta. Mi sono recata a Roma al pronto soccorso e successivamente ho sporto denuncia. Prima di denunciare ho sopportato troppo".
Lo schiaffo è così violento che rompe il timpano di Majoni, rovinandole la carriera. La donna, infatti, non potrà più suonare il violino ai livelli che aveva raggiunto. Ma i danni subiti non sono l'unica cosa che Elena deve affrontare. Silvio Muccino, il fratello minore di Gabriele e unico testimone dell'aggressione, mente al giudice per proteggere il fratello e il nome della famiglia Muccino. Dice che non è vero niente e Elena non viene creduta.
Erano gli anni dell'apice della fama per il regista de "L'ultimo Bacio" e de "La ricerca della felicità". Per l'ex moglie, invece, sono anni duri, di sofferenza.
"A seguito di quell'episodio la cui verità è stata volutamente occultata durante il processo di separazione, Gabriele Muccino ha cavalcato l'onda mediatica definendomi come arrampicatrice sociale con la sola finalità di ottenere soldi e pubblicità e sostenendo come io rivelassi menzogne. E affermava questo nonostante la certificazione medica che espressamente riconduceva la rottura a uno schiaffo di tale forza da rendere necessario un intervento chirurgico che a tutt'oggi mi ha lasciato un evidente cicatrice. È altrettanto evidente che il mio ex marito abbia avuto con me un atteggiamento talmente violento da arrecarmi un danno che ha pregiudicato non solo la mia carriera di violinista ma anche il mio quotidiano", ricorda la donna.
Così Elena decide di chiudersi nel silenzio per tutelare suo figlio, senza abbandonare la speranza di ottenere giustizia un giorno. Quel giorno arriva solo nel 2016. Silvio Muccino, dopo anni di tribolazioni, lacerato tra l'appartenenza alla famiglia Muccino e i sensi di colpa per la menzogna detta, ritratta la versione dei fatti resa al giudice tempo prima. Poi, in una sofferta intervista televisiva resa a Massimo Giletti, nell'Arena, finalmente rivela la verità sul fratello regista: Gabriele è violento e ha dato davvero quello schiaffo tremendo a Elena.
La credibilità dell'ex violinista viene ripristinata e, grazie all'assistenza di due avvocatesse del Foro di Bologna, Rosella Festa e Virginia Lusa, ottiene perfino l'affidamento esclusivo del figlio. "Silvio ha sempre sofferto molto per quella testimonianza. Che poi è uno dei motivi principali per cui ha rotto con la sua famiglia. Conoscendolo sapevo che prima o poi avrebbe fatto emergere la verità. E il suo gesto, a mio parere, è stato importante sia ai fini giudiziari che per la mia personale credibilità" spiega la Majoni.
Ma la storia non finisce lì. "Le violenze fisiche sono state senza dubbio pesanti e sono da condannare sempre, ma questo ora appartiene al passato - confida la donna - La violenza che oggi si sta perpetrando ai danni miei (e di mio figlio) è che Gabriele Muccino non rispetta spontaneamente i provvedimenti giudiziari da me ottenuti a suo carico. Violenza nelle azioni prima, violenza nelle omissioni poi”. Tanto che la Corte d'appello ha da poco ammonito il signor Muccino a collaborare con la signora Majoni per il figlio, "provvedendo anche a comunicare i propri cambi di residenza nonchè a fornire un indirizzo pec".
Ora Elena vuole far conoscere la sua storia, perché possa aiutare altre donne. "Mi sento di dire che la scelta dell’avvocato sia fondamentale ed è grazie ai miei due legali che ho potuto raggiungere un risultato così raro come ottenere l’affidamento esclusivo di mio figlio minore ribaltando un regime di affido condiviso peraltro previsto per legge e concordato in sede di divorzio congiunto - racconta Elena - Oltre a ciò consiglierei di credere fino in fondo nelle proprie ragioni e di non scoraggiarsi di fronte a personalità prevaricatrici, violente ed intimidatorie e soprattutto di non isolarsi".
Gli schiaffi presi dieci anni fa sono prescritti per legge. A Elena restano le cicatrici, fisiche e psicologiche, ma anche un ritrovato coraggio di camminare a testa alta. "Ora forte del fatto che la verità é finalmente venuta a galla, posso affermare che il mio ex marito sia una persona violenta. Ma ancora oggi, pur avendo ottenuto provvedimenti chiarissimi a mio favore, non ho di fatto ottenuto dal mio ex marito una piena adesione spontanea nell'interesse di nostro figlio.
Ma ovviamente non demordo e proseguirò nella difesa dei diritti miei e di nostro figlio , che spero possano sensibilizzare la coscienza pubblica anche nei confronti delle tante donne nella mia stessa situazione che ancora adesso camminano a testa bassa" conclude Majoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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