Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona, è stato arrestato con l'accusa di corruzione e abuso d'ufficio. L'inchiesta della Procura veronese riguarda presunti atti di corruzione nell'ambito di accertamenti avviati mesi fa su vicende riguardanti appalti e consulenze alla moglie. L'ex braccio destro di Tosi, ora recluso nel carcere di Montorio, si era dimesso dalla sua carica a novembre, quando era stato iscritto nell'elenco degli indagati; il sindaco del capoluogo scaligero non risulta indagato.
All'atto delle dimissioni Giacino (ex Forza Italia poi eletto nella Lista Tosi) aveva scritto una lettera al sindaco, spiegando di non voler ledere l'immagine della giunta: "I quotidiani dubbi creati da un'esposizione mediatica oltre ogni misura avrebbero potuto gettare un'ombra sulla bontà delle scelte di questa amministrazione. Non ti nascondo che anche la sofferenza di mia moglie e dei miei familiari in questa vicenda mi hanno molto interrogato su come ridurre la loro esposizione mediatica. Ritengo, quindi, dato il nostro rapporto personale e politico, di rassegnarti le mie dimissioni irrevocabili così da impedire che in qualsiasi maniera possano essere adombrate insinuazioni sull'ente e sull'operato della tua amministrazione.
Giacino aveva ricoperto la carica di vicesindaco sia nel primo che nel secondo mandato di Tosi, e prima delle dimissioni era titolare anche della delega all'Urbanistica. Il gip Guido Taramelli ha disposto gli arresti domiciliari per la moglie di Giacino, Alessandra Lodi.
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