Non si spengono le polemiche sull’uso del gadget anti-aborto, una riproduzione in gomma di un feto di 10 settimane, distribuito al Congresso delle famiglie in corso a Verona.
A scendere in campo in difesa del controverso oggetto è Massimo Gandolfini, uno dei leader del Family Day e portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli”.
"Io non ho quella sensibilità ma il gadget fa parte della realtà. Nel 1978 si credeva che il feto fosse un ammasso di cellule. Adesso che c'è l'ecografia tridimensionale e si sa che non è così. Il gadget è per dire agli altri che non hanno la sensibilità guardate che non stanno così le cose".
La sua posizione in merito all’aborto è netta. "Il bambino non è un vestito che si elimina o un pezzetto di carta da buttar via" aveva dichiarato ieri a margine dei lavori del congresso.
Gandolfini ha voluto anche precisare con forza che la manifestazione non intende discriminare nessuno. "Non avete sentito una sola parola insultante i gay da qua. Anche Papa Francesco ha definito l'aborto un assassino e sicari chi lo fa, non più di un mese fa".
"Voglio essere chiaro: mia figlia è libera di pensare e manifestare come vuole.
Questa è anche la plateale smentita della tesi che mi dipinge come un fascista" ha, inoltre, risposto lo stesso Gandolfini a chi gli chiede della partecipazione della figlia alla contro-manifestazione al Congresso delle famiglie di Verona.
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